Si scava nel passato lavorativo: Aquini mobbizzato e risarcito

/ cesiomaggiore
Non c’entra direttamente con gli episodi per i quali Nemesio Aquini e il figlio Samuele sono a processo con l’accusa di essere Erostrato, ma l’idea di tracciare un Nemesio Aquini che sul lavoro avesse una mentalità contorta e potenzialmente collegabile ai gesti compiuti a Cesiomaggiore dal luglio 2017 a gennaio 2018 non ha ottenuto risultati. Anzi, alla fine è la difesa degli imputati, rappresentati dagli avvocati Perco e Zallot a mettere a segno un punto.
Perché l’ipotesi di un Nemesio Aquini in cattiva luce per il suo comportamento durante il suo lungo percorso professionale all’Agenzia delle Dogane ha trovato in una sentenza emessa dal Giudice del lavoro di Treviso – documento depositato agli atti – una verità diversa. Nemesio Aquini subì ripetuti episodi di mobbing sfociati in trasferimenti e demansionamenti, e per questo è stato risarcito con 30 mila euro.
aquini mobbizzato
In un processo in cui si scandaglia ogni aspetto della vita dei due imputati, non poteva mancare un passaggio sull’attività professionale di Aquini. Ieri sono sfilati altri testimoni del pubblico ministero Marcon. Tra loro l’ex direttrice dell’Agenzia delle Dogane di Sedico che ebbe Aquini tra i suoi dipendenti. La donna ha parlato di angherie, sabotaggi e dispetti che avrebbe subito nel periodo in cui Aquini lavorava a Sedico sotto le sue dipendenze, ma senza avere prove che queste azioni fossero messe in atto dall’imputato. Unico episodio dubbio sarebbe stato quello riferitole da un altro dipendente.
Una testimonianza che si è chiusa con il colpo a sorpresa perché l’avvocato Zallot ha depositato la sentenza datata 2009 del Giudice del lavoro di Treviso che trasforma Aquini da carnefice a vittima, con il riconoscimento degli episodi di mobbing che hanno condotto al risarcimento.
Tutto sarebbe legato alla denuncia del 1986 che Aquini, allora in servizio negli uffici di Venezia, fece portando all’attenzione della magistratura alcuni reati di natura corruttiva commessi da funzionari di quell’ufficio che diedero via a un’indagine condotta dal procuratore Franesco Saverio Pavone che approdò alla condanna di quei funzionari, sentenza passata in giudicato.
Ebbene, dal momento della denuncia sarebbe cominciato un boicottaggio da parte dei superiori nei confronti di Aquini, con trasferimenti e demansionamenti. Fin qui la verità giudiziaria emersa ieri nel corso dell’udienza di ieri che ha visto sfilare alcuni testi che hanno sostanzialmente confermato elementi già emersi nelle precedenti udienze.
caramelle con gli spilli
L’insegnante dell’asilo di Cergnai che trovò il pacchetto di caramelle racchiuso in un sacchetto per il freezer all’interno del cancello della struttura, ha spiegato che lo portò all’interno della struttura e che solo in un secondo tempo lo aprì, trovando un bigliettino con la firma di Erostrato. A quel punto fu un suo collega a portare tutto ai carabinieri. In ogni caso una fortuna che fosse stata l’insegnante a trovare il sacchetto al suo arrivo all’asilo perché poco dopo cominciarono ad arrivare i bambini.
Aquini grandi lettori
È stata sentita la bibliotecaria di Cesiomaggiore che ha confermato come Nemesio Aquini fosse un lettore assiduo e frequentasse la biblioteca in modo assiduo, sia per prendere libri per sé, sia per il figlio Samuele e anche per la moglie. Samuele lo accompagnava talvolta. Tra i libri letti “Gli Adelphi della dissoluzione”, un saggio di Blondet: la bibliotecaria ha ricordato come Aquini chiese se avevano qualche libro di Blondet e fu lei a proporgli proprio quello perché nel catalogo della biblioteca.
Il testo è salito alla ribalta processuale in quanto nel testo si discute del concetto di “kathechon” (la barriera alla venuta dell’Anticristo), una parola in greco citata nella lettera allegata alle caramelle con gli spilli di Cergnai. Altro libro oggetto della curiosità del pubblico ministero, “La peste” di Camus.
GLI IMPUTATI VISTI A MORZANCH
Ieri ha testimoniato anche il proprietario di un terreno a Morzanch, poco lontano dal luogo in cui andò a fuoco la baracca dove Aldo Dalle Grave custodiva un girafieno meccanico andato distrutto. Il teste ha confermato che quel giorno dell’incendio incrociò Nemesio Aquini nei pressi di casa sua scambiando poche battute. C’era il padre, ma non Samuele. I due saranno poi notati dalla testimone che li vide all’uscita del bosco nelle vicinanze di Seravella qualche centinaio di metri dal luogo dell’incendio dal quale si alzava una colonna nera di fumo.
Si tornerà in aula il 17 febbraio per ascoltare altri testimoni dell’accusa con replica il 17 marzo. —
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