«Servono agevolazioni per chi salva la montagna»

BELLUNO. «Sì, la montagna è bella, tragedie a parte. Ma il turista sa quanta fatica ci costa? Sa che la bolletta della corrente è la stessa che si paga in pianura, mentre l’energia la produciamo noi? I nostri figli, per andare a scuola, non hanno nessuna agevolazione per i trasporti, anche se questi non sono quelli efficienti della città».
A parlare è Diego Donazzolo, agricoltore e allevatore, presidente di Confagricoltura. In un convegno all’Expo è stato ribadito il ruolo centrale della montagna italiana, e di quella bellunese in particolare, dalla valorizzazione delle risorse paesaggistiche al ruolo strategico e fondamentale per la conservazione della biodiversità, fino al contributo che dà all’economia nazionale attraverso le produzioni locali di qualità.
Ma la montagna ha bisogno di una tutela costante, quotidiana, che si materializzi nei fatti e che non si fermi, pertanto, a una valanga di parole. Altrimenti i problemi restano sul tappeto e la mancata prevenzione – per citare una priorità – porta alle conseguenze che si sono viste in queste ore in Cadore. «La montagna», puntualizza Donazzolo, «non è preziosa solo per i prodotti di eccellenza che produce, ma anche per il suo indispensabile ruolo nella salvaguardia del territorio e del paesaggio. Se non ci fosse il periodico sfalcio dei prati, il regolare taglio dei boschi, il pascolamento degli animali nelle malghe, cosa diventerebbe la montagna? Sarebbe ancora luogo invidiabile e ambito per i turisti? Che cosa succederebbe alle aree a valle delle montagne se non ci fosse la manutenzione di questo territorio che ora gratuitamente è svolta dagli agricoltori?».
Domande tutt’altro che retoriche e che inducono taluni a suggerire una specie di reddito di cittadinanza per i montanari che si prendono cura del loro territorio. «No, l’assistenzialismo proprio no», replica Donazzolo. «Ma sicuramente dobbiamo porre in sicurezza chi resiste sulle alte terre, attrezzandolo di tutti i servizi necessari, dalla scuola alla sanità, dalle poste alla banda larga. Alcuni esempi? Si potrebbe pensare di abbassare la bolletta della luce o abbassare i costi dei trasporti. Ma sono tante le azioni che potrebbero essere pensate per venire incontro alle esigenze di chi lavora per la montagna».
Se ne parlerà agli Stati generali della montagna che si terranno l’anno prossimo, come è stato annunciato nel convegno all’Expo, al termine del quale Donazzolo ha donato al viceministro alle risorse agricole Andrea Olivero il volume che racchiude i sessant’anni di storia della Cooperativa Lattebusche, quale esempio di realtà che ha saputo aiutare e sostenere nella crescita un intero territorio.
Donazzolo ha fatto presente ad Olivero che l’agricoltura di montagna ha bisogno di tre cose: «Sana cooperazione, qualità e innovazione e che per il mantenimento della popolazione e dei giovani agricoltori in montagna c’è l’urgente necessità di una legge specifica che sappia, in tempi brevi, dare dignità ai montanari fornendo loro pari opportunità».
Oliviero ha ringraziato per l’omaggio e i consigli, affermando di conoscere la bella realtà di Lattebusche e di apprezzarla per i notevoli risultati raggiunti. Emblematico e significativo il titolo dell’iniziativa : “La Montagna al lavoro: tutela, difesa, educazione e produzione”. In sintesi: vivere e rispettare il territorio montano per garantire lo sviluppo sostenibile e le produzioni di qualità. Anche il rappresentante del governo, Olivero, appunto, aveva dichiarato, aprendo i lavoro, che la montagna non ha bisogno di assistenza ma del riconoscimento del suo ruolo, con una politica che gli riconosca pertanto questo importante ruolo e pertanto metta a disposizione le risorse necessarie per il suo mantenimento e il suo sviluppo. «La montagna non è da salvare, ma è la montagna che salverà l’Italia», ha precisato il viceministro.
Il presidente nazionale Uncem Enrico Borghi ha riproposto, dal canto suo, la necessità di rimettere al centro dell'agenda nazionale l’ammodernamento istituzionale e legislativo che renda possibile alla montagna essere al centro della programmazione per il nostro paese.
«C’è la necessità», secondo Borghi, «di sviluppare un nuovo patto tra città e montagna all’interno di un nuovo modello di governance per le aree rurali e montane che le renda in condizione di gestire le fondamentali risorse che hanno e governarle».
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