Sequestrati trenta siti internet: proponevano falsi investimenti in cripotvalute

Aumentano le denunce di cittadini truffati per finti investimenti in rete 

Un'immagine evocativa di criptovalute
Un'immagine evocativa di criptovalute

La Polizia di Stato di Trieste nei giorni scorsi ha sequestrato trenta siti internet italiani che proponevano falsi investimenti in criptovaluta.

Il sequestro è avvenuto dopo che un cittadino, “agganciato” tramite una nota app di messaggistica istantanea da un account falso, convinto dell'effettiva conclusione di un contratto di lavoro a distanza, ha subito una perdita di circa 7mila euro.

In particolare, gli era stato richiesto prima di mettere dei “like” su alcuni video social in cambio di piccole somme di denaro, poi di compiere attività di trading in criptovalute con la promessa di ottenere guadagni rapidi e considerevoli.

Michela Sambuchi
Michela Sambuchi

Ad avvalorare le aspettative della vittima, i truffatori gli hanno messo a disposizione un portale web in modo che verificasse i “reali” andamenti dei mercati, contenenti gli investimenti apparentemente più convenienti del momento, da fare con un versamento su wallet.

A seguito di un’accurata attività di investigazioni digitali, il Centro operativo per la sicurezza cibernetica del Friuli Venezia Giulia, coordinato dal sostituto procuratore Chiara De Grassi, è riuscito così a individuare e procedere al sequestro di appunto trenta siti internet impiegati per indurre a fare falsi investimenti in criptovaluta.

Le complesse indagini informatiche hanno permesso di rinvenire gli ulteriori 29 portali messi in piedi dalla stessa organizzazione, tutti simili tra loro e aventi dominio “.it”, evidentemente realizzati per truffare utenti italiani.

“Stiamo assistendo ad un continuo incremento di denunce di cittadini truffati per falsi investimenti online - dichiara Michela Sambuchidirigente del Centro operativo -. E’ necessario diffidare dalle proposte di guadagno facile e di quelle con rendimenti elevatissimi. Fondamentale, inoltre, rivolgersi agli intermediari autorizzati e verificare la loro iscrizione alla Consob per avere la certezza di operare con società esistenti”. 

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