Sega Digon in rivolta «Quella fermata va spostata subito»

Spunta da terra ai margini di un vecchio muro di sostegno ed espone i cittadini al rischio di essere investiti dai tir

COMELICO SUPERIORE. I residenti della frazione di Sega Digon chiedono a gran voce una fermata degli autobus più sicura. Sotto accusa quella posizionata sul tratto in discesa della statale che da Padola attraversa la frazione in direzione Santo Stefano dove, a venti metri da una curva anche piuttosto pericolosa, ci si imbatte in un cartello issato in condizioni precarie nei pressi del quale fermarsi anche pochi minuti in attesa dell’arrivo di un autobus significa esporsi ad una serie di pericoli.

«La fermata è stata fissata ad un metro dal manto stradale, e già questo rappresenta un serio pericolo», spiegano i residenti, «come se non bastasse c’è poi il rischio di mettere un piede in fallo e cadere nella scarpata retrostante perché la fermata è stata ricavata sugli avanzi di un vecchio muro di sostegno. I rischi a cui si espone un ignaro cittadino che intende salire su un autobus sono diversi ed aumentano vertiginosamente durante la stagione invernale, in presenza di neve».

La fermata degli autobus di Sega Digon, che è utilizzata sia dagli utenti di Dolomitibus e sia da quelli dell’azienda Sad operativa in Pusteria, di recente è stata spostata più a valle di una trentina di metri rispetto a quella precedente proprio con l’obiettivo di renderla più sicura; ma evidentemente le cose non sono migliorate.

«Quella precedente era proprio in curva, ma sarebbe opportuno spostarla ancora più giù di qualche altra decina di metri, dove c’è uno spiazzo, anche se di proprietà di un privato», sottolineano i residenti, «fermo restando che la cosa più giusta da fare sarebbe chiamare un bravo muratore che, in una sola giornata, riuscirebbe a rendere l’area più sicura grazie alla realizzazione di un basamento in cemento in grado di ovviare alla parte del muro di sostegno mancante. Non chiediamo una pensilina in grado di ripararci dalla intemperie, ma solo un luogo più sicuro dove non si rischi di essere investiti da uno dei tanti tir che fanno la spola tra Comelico e Pusteria».

Gianluca De Rosa

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