Sconvolti amici e colleghi di lavoro

LOZZO. La notizia della tragica scomparsa del professore di educazione fisica lascia nello sconforto e nell’incredulità i suoi colleghi, il preside e quanti lo hanno conosciuto. Una persona mite,...

LOZZO. La notizia della tragica scomparsa del professore di educazione fisica lascia nello sconforto e nell’incredulità i suoi colleghi, il preside e quanti lo hanno conosciuto. Una persona mite, rispettosa, gentile, ma anche sola, fragile che fra un anno sarebbe andata in pensione. Così lo ricordano i più, definendo quanto avvenuto «una vicenda triste». Per tutti la convinzione che il 62enne non abbia saputo reggere al peso della vergogna di quella denuncia che gravava su lui.

«Siamo caduti dalle nuvole quando abbiamo saputo che c’era questa accusa», dice un collega che l’aveva avuto come docente alle medie. «Dopo una carriera difficile di precariato, finalmente era riuscito a raggiungere il traguardo due anni fa entrando in ruolo. Era una persona tranquilla», continua il collega ed ex allievo. «Per me era una brava persona che però non è riuscito a sostenere il peso di questa vergogna pubblica. Mi dispiace tantissimo», dice ancora scosso. Si lascia andare al pianto la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo, Morena De Bernardo. Soltanto qualche giorno prima, gli aveva consegnato «con tutto il tatto possibile», la busta che conteneva l’avviso della procedura disciplinare.

Un senso di tristezza e amarezza avvolge questa vicenda che ancora non sa dare pace a quanti Zanella lo hanno conosciuto. Dopo 37 anni di precariato, dopo aver passato praticamente tutte le scuole medie dell’alta provincia dal Cadore al Comelico, soltanto due anni fa era riuscito finalmente a firmare il contratto a tempo indeterminato. Era il 29 agosto 2012. «Sono contento, è un traguardo che era diventato insperato, viste le cose come stanno. Certo è arrivato un po’ tardi, visto che tra tre anni andrò in pensione», aveva detto allora al nostro giornale. Voce pacata, non tanto entusiasta, e uno sguardo disilluso, così ci era sembrato in quel momento. Un aspetto che era apparso così evidente proprio perché insieme a lui, a firmare il ruolo quel giorno c’era l’esplosivo Fabrizio Pra Mio, precario da 27 anni che ora ricorda il collega così: «Non lo conoscevo bene, Angelo, ci si incontrava all’ufficio scolastico provinciale quando c’erano le immissioni in ruolo e poi alle corse campestri. La prima volta che l’ho conosciuto era al corso per l’immissione in ruolo. Io gli avevo detto: “Guarda Angelo le Marmarole” e lui aveva fatto un mezzo sorriso. Era una persona riservata, ma quel giorno che siamo entrati in ruolo, mi era venuto incontro e mi aveva detto: “Dai Fabrizio che aspettano te per cominciare”.

Rattristata il sindaco di Santo Stefano, Alessandra Buzzo in qualità di impiegata amministrativa del comprensivo di Santo Stefano dove il docente aveva lavorato. «Era una persona mite, rispettosa, sola. Spesso ci portava i cioccolatini. Una vicenda questa che ha suscitato in me sofferenza e pena e credo che bisogna andarci cauti con la debolezza delle persone». «Sono sconvolta, anche perchè era un insegnante di mia figlia e lo conoscevo personalmente», dice anche il sindaco di San Pietro, Elisabetta Casanova Borca.

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