Scivola sul sentiero, tecnico alpagoto muore in Val di Gares

CANALE D’AGORDO. Tradito da una radice bagnata. Scivola sul sentiero 704 della Val di Gares e precipita per una cinquantina di metri, perdendo la vita. Diego Cini, 46 anni, di Pieve d’Alpago era un escursionista esperto, attrezzato e prudente. Ma gli è bastato mettere il piede in questa zona viscida per morire sotto gli occhi di Ivan Soccal, uno dei suoi migliori amici. Un compagno di chissà quante altre spedizioni in montagna, che non solo non ha potuto fare niente, ma è stato costretto a passare qualche ora sotto shock, all’ospedale di Agordo. Cini è morto per gli irrimediabili traumi sofferti in questa caduta incontrollata: fatale uno schiacciamento toracico, secondo la diagnosi fatta dal medico legale, che ne ha constatato il decesso. Ma aveva battuto con diverse altre parti del corpo, senza riuscire a fermarsi.
Cini e Soccal erano partiti presto dall’Alpago, in una mattinata tanto soleggiata quanto fresca. Un clima che era un chiaro invito a una passeggiata o a un’arrampicata. Conoscevano bene tutta la provinzia e stavolta avevano scelto l’Agordino. Stavano percorrendo questo tracciato, che parte da Gares a quota 1381 e raggiunge il rifugio Rosetta, attraverso la Val delle Comelle, dove c’è un orrido spettacolare: Socal era davanti e Cini dietro, quando a poca distanza dalla cascata il secondo è scivolato, cadendo nel vuoto e atterrando sul sentiero sottostante, 50 metri più in basso. In quel tratto il percorso è descritto come stretto e affiancato da uno strapiombo, ma a sentire gli esperti non propone chissà quali difficoltà. A maggior ragione per chi è allenato ad ambienti anche molto più ostili e non rischia mai niente.
Una tragica fatalità. Secondo la prima ricostruzione dei soccorritori, la suola dello scarpone ha perso improvvisamente aderenza per un maledetto volo senza speranza. L’allarme è scattato alle 8.57, al centralino del 118. Decollato dalla piazzola di Pieve di Cadore, l’elicottero del Suem ha raggiunto velocemente il luogo dell’incidente. Una volta sbarcato dal velivolo, il medico non è stato in grado di fare niente: Cini era già morto, dopo un impatto con il terreno, che dev’essere stato violento. E allora sono cominciate le operazioni di recupero, grazie anche a un tecnico del Soccorso alpino della Valle del Biois. La salma è stata ricomposta e alloggiata su una barella, prima di essere recuperata con un verricello e affidata al carro funebre per il trasporto nella cella mortuaria dell’ospedale di Agordo.
La procura della Repubblica ha disposto solo l’ispezione cadaverica, senza ricorrere all’autopsia. La morte è dovuta a cause accidentali e il sostituto procuratore Marco Faion non ha aperto alcun fascicolo, mettendo immediatamente a disposizione della famiglia il corpo. Diego Cini lascia la moglie Daniela, che ieri mattina stava lavorando a Ponte nelle Alpi, al momento della tragedia e un figlio di 9 anni. Non è ancora stata fissata la data dei funerali, ma indicativamente potrebbero svolgersi martedì, nella chiesa della parrocchia di Santa Maria di Pieve d’Alpago. In giornata, ci dovrebbe essere qualche certezza in più per i tanti amici e non solo amanti della montagna, che conoscevano e apprezzavano Cini.
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