Schivo e riservato, ecco il ritratto di Umberto Fiabane

Il premio San Martino 2019 è un vero benefattore, ha potenziato l'ospedale di Belluno e attrezzato il parco Maraga

BELLUNO

IL RITRATTO

Umberto Fiabane ha imparato la lezione da giovane, al suo primo impiego in un’azienda di Milano: per riuscire a stare al passo con i tempi, per non soccombere in un mercato in continua evoluzione, il suo capo gli aveva spiegato che c’era un unico modo: fare le cose nuove prima degli altri. Un motto che lo ha sempre accompagnato, negli anni a Milano, poi in Liguria, infine a Belluno, dove è tornato nel 2004. E da allora, sempre seguendo quel prezioso insegnamento, si è messo a disposizione della comunità.
Ha regalato ai bambini il parco Maraga, ma lo ha attrezzato anche con strumenti per la ginnastica dolce per gli anziani. Una novità assoluta per la città. Ha potenziato l’ospedale San Martino donando attrezzature di ultima generazione per le diagnosi e la cura di molte malattie.
Lo ha fatto sempre in silenzio, evitando accuratamente le inaugurazioni, cui partecipava confondendosi fra la gente, proteggendo la sua privacy e scansando fotografie e interviste. Per tutti, in città, era semplicemente “l’anonimo benefattore”.
Fare, non apparire
Fiabane è uscito dall’ombra a marzo, all’inaugurazione del nuovo laboratorio per la produzione di farmaci antiblastici al San Martino, che ha permesso di realizzare con una grossa donazione. Ma anche allora chiese ai giornalisti locali di non scrivere il suo nome sui quotidiani. Non gli interessava apparire, perché per un uomo come Umberto Fiabane l’unica cosa che conta è fare. Senza chiacchierare, senza perdere tempo, senza secondi fini.
«Non ho figli. Nella vita ho avuto successo, ho pagato tutte le tasse che dovevo e ho deciso di investire del denaro per la collettività», aveva raccontato allora. La fa da oltre dieci anni, anche scontrandosi con una burocrazia che scoraggerebbe chiunque dal proseguire in questa attività meritoria. Ci sono voluti mesi, per esempio, per riuscire a portare all’ospedale San Martino la pet tac di ultima generazione.
Fiabane era pronto a investire 1,8 milioni di euro, ma la burocrazia si era messa di traverso e per un momento è sembrato che l’operazione saltasse. Fortunatamente è andata in maniera diversa.
L’infanzia a Salce
Con l’assegnazione del premio San Martino l’identità del benefattore è stata svelata. E così ne possiamo raccontare la storia, che inizia il 4 settembre 1941 a Salce. È lì che nasce Umberto Fiabane, figlio di Angelo, Cavaliere di Vittorio Veneto e grande invalido della prima Guerra Mondiale, e di Rosina.
Frequenta le scuole elementari a Giamosa, le superiori all’Iti Segato, corso per radio apparecchiatori. Le tecnologie legate alle radiotelecomunicazioni lo affascinano: «Quando ero bambino c’era una persona che si divertiva a smontare le radio dei mezzi militari tedeschi. Ho iniziato così: smontavo e rimontavo gli apparecchi radio. Facevo questo invece che andare a giocare con gli altri bambini», racconta.
Vista la passione e l’interesse per il settore, il preside dell’Iti lo fa partecipare ad un concorso nazionale per radiotecnici all’istituto Settembrini di Milano. Arriva secondo, si trasferisce in Lombardia e trova subito lavoro in un’azienda da una ventina di dipendenti che costruisce sintonizzatori per un secondo canale televisivo. Allora (erano gli anni ’60) ce n’era solo uno, della Rai.
Il grande salto
Fiabane si mette in luce nell’azienda, lavora sodo ma con l’arrivo dell’autunno caldo nel 1968 molte imprese vanno in difficoltà. E proprio allora Fiabane decide di fare il grande salto: forte dell’esperienza maturata e delle relazioni lavorative che ha stretto, si mette in proprio. La sua azienda, la CME Costruzioni Meccaniche Elettroniche, si trova in uno scantinato di 350 mq a Cinisello Balsamo, in un anno arriva a dare lavoro a 110 persone (200 con l’indotto).
Nel 1970 inventa il telecomando, negli anni ’90 piazza anche il televideo universale.
Protegge i dipendenti
Alla fine del secolo nel mercato irrompono i prodotti cinesi. Fiabane capisce che è giunto il momento di vendere l’azienda, ma vuole salvaguardare i suoi dipendenti e solo dopo otto anni, nel 1999, trova un acquirente che si impegna a non licenziare nessuno per i successivi sei anni. «Dovevo proteggere i miei dipendenti», ricorda. Fiabane rimane amministratore delegato dell’azienda fino al 2004, quando va in pensione.
Nel frattempo, concretizzando una sua grande passione, rileva un cantiere navale a Chiavari (è il 1989) e per una decina di anni produce gioielli da 25 metri dotati di ogni comfort. Sono tutti pezzi unici. Quando la nautica da diporto comincia ad attraversare momenti difficili, vende il cantiere ad un gruppo di dipendenti.
filantropo
Dal 2004, dunque, Fiabane torna a Belluno con la moglie. È per caso che inizia a conoscere le necessità degli ospedali della provincia. In seguito ad un intervento a Feltre, gli viene l’idea di donare al reparto di Urologia del Santa Maria del Prato una strumentazione per la diagnosi precoce dei tumori alla prostata.
È l’inizio di un percorso virtuoso che lo porta ad acquistare e regalare attrezzature per il San Martino, per i reparti di Oculistica, Neurologia e Cardiologia. Nel 2013 compra 380 mila euro di defibrillatori per gli ospedali di Belluno e Agordo. Nel 2017 dona 1,8 milioni per la Pet tac a 64 strati di ultima generazione. Quest’anno ha inaugurato il laboratorio per la produzione di farmaci antiblastici.
Ma anche chi non frequenta gli ospedali deve ringraziare Umberto Fiabane per il parco Maraga, che oltre ad aver realizzato contribuisce a mantenere pulito e in ordine occupandosi delle manutenzioni necessarie. I vicini di casa sanno da sempre che era stato lui a regalare quel bene alla comunità. Da oggi tutti i bellunesi sanno a chi rivolgere il loro sentito ringraziamento. —
 

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi