Scambia la collana per soldi e gioielli: ma è una truffa

AURONZO. Truffa aggravata. Queste sono le accuse a carico di Vincenzo di Noia, il napoletano che nel 2011 avrebbe messo a segno delle truffe ai danni di alcune gioiellerie tra Auronzo e Cortina....

AURONZO. Truffa aggravata. Queste sono le accuse a carico di Vincenzo di Noia, il napoletano che nel 2011 avrebbe messo a segno delle truffe ai danni di alcune gioiellerie tra Auronzo e Cortina.

Ieri, nell'udienza al tribunale di Belluno, sono stati ascoltati due testimoni: i gioiellieri che hanno avuto a che fare con l'imputato.

A parlare per prima è stata la figlia della titolare di una oreficeria di Auronzo, dove Di Noia si era presentato chiedendo di poter cambiare la sua collana d'oro con un bracciale e degli orecchini per la moglie. La ragazza non si accorse che si sarebbe trattato di una truffa. Come lei stessa ha raccontato al giudice, avrebbe guardato bene la collana, individuando il marchio identificativo e il tipo di lega (750). Avrebbe anche sottoposto l'oggetto al test con alcuni prodotti chimici, che sarebbe stato positivo: insomma, la collana era d'oro. E così la giovane avrebbe valutato 780 euro questi 30 grammi di presunto oro, dando in cambio un bracciale da 590 euro e due orecchini per 160. I rimanenti 30 euro mancanti sarebbero stati dati in contante dalla gioielleria. La ragazza avrebbe anche rilevato i dati identificativi dell'uomo da cui poi si sarebbe risaliti al Di Noia. Ad incastrarlo sarebbero alcuni video delle due oreficerie che avrebbe visitato e che ieri i testimoni hanno riconosciuto, insieme a parte della refurtiva trovata all’imputato. La ragazza, però, insospettita, avrebbe chiamato la mamma per verificare la bontà della collana: «Quando abbiamo usato la fresa, ci siamo accorti che era acciaio», ha testimoniato.

L'imputato si sarebbe presentato anche in una oreficeria di Cortina, il cui proprietario, di fronte alla richiesta di cambiare la collana con un corrispettivo in denaro, si sarebbe rifiutato, subdorando qualcosa. Tanto che, una volta uscito il cliente, ha chiamato le forze dell’ordine segnalando il caso.

Il gioielliere cortinese ha dichiarato di aver riconosciuto che non si trattava di oro dalle finiture della collana, pur essendo positivo il test chimico. L'udienza è stata rinviata al 10 dicembre prossimo.

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