Sanità: rottura tra i medici di famiglia e la Regione
PADOVA. Addio ai medici di famiglia aperti h 24, addio agli studi con la saracinesca alzata 7 giorni su 7. Le “Aggregazioni funzionali territoriali”, su cui Regione e camici bianchi lavorano da due anni, sono su un binario morto. Era tutto pronto: le Aft erano già state piazzate sulla mappa di ogni provincia, i medici di famiglia si erano già schierati, alcune aggregazioni erano già partite in forma sperimentale. Ieri, dopo mesi di mal di pancia ben celati, in una conferenza stampa congiunta, le sigle sindacali dei medici di famiglia hanno annunciato di «Aver rotto il rapporto di collaborazione con la Regione Veneto, che durava da venticinque anni. Le Aft e la medicina integrata, per quanto ci riguarda, sono un capitolo chiuso».
I medici di famiglia, rappresentati da Domenico Crisarà e Lorenzo Adami (Fimmg), Salvatore Cauchi (Snami), Emanuele Mossuto (Smi), Giampiero Chiamenti e Giuseppe Giancola (Fimp), affermano «di essere stanchi di essere presi in giro». Denunciano l’azzeramento delle risorse, nonostante siano stati messi a bilancio 15 milioni per portare a termine il progetto e si chiedono poi dove siano finiti i 32 milioni destinati alle cure primarie arrivati da Roma: «La categoria dei medici convenzionati è da anni disponibile e pronta alla riforma che permetta di curare con maggiore efficacia il crescente numero di patologie croniche sul territorio. Purtroppo la Regione annuncia sui giornali la riforma (Aft), ma non la realizza a causa di gravi interferenze della segreteria regionale alla Sanità, che si frappone continuamente per rallentare la politica innovativa dell’assessore Luca Coletto. Questo boicottaggio strisciante danneggia i cittadini e ritarda le scelte della stessa Regione mettendo tutti gli operatori del territorio e degli ospedali veneti nelle condizioni di non poter erogare l’assistenza necessaria».
Le sigle sindacali dei medici di famiglia parlano di “tela di Penelope”. Pare che dietro alla rottura tra medici di famiglia e Regione ci sia uno contro sotterraneo tra politica e manager: «Coletto tesse, il segretario alla sanità Mantoan disfa», attaccano. Goccia che ha fatto traboccare il vaso, la mancata approvazione nella Giunta di martedì di due delibere attese: da una parte l’indennità informatica, dall’altra la modifica dei contratti aziendali. I medici veneti di famiglia sostengono di essere disposti pure a lavorare di più e di guadagnare di meno. «Ma a tutto c’è un limite, ora la situazione è bloccata, ogni riforma è congelata. Ci siamo stancati di essere presi in giro dalla Regione e diciamo basta».
Fabiana Pesci
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