San Vito, minoranza dichiarata ineleggibile: «Paghi i danni dei ricorsi anti variante»

La minoranza comunale è stata dichiarata ineleggibile. Se i consiglieri comunali di opposizione Anna Rosa Martinelli Dibona, Paolo Brovedani e Silvia D’Arsiè De Sandre, della lista Bucaneve, non pagheranno al Comune la loro quota di risarcimento per i danni che avrebbero provocato con le cause contro la variante Anas, decadranno dall’incarico pubblico in consiglio comunale e l’assemblea dovrà sostituirli con i primi non eletti, verificando poi se saranno a loro volta eleggibili o meno.
Il consiglio comunale convocato martedì dal sindaco Franco De Bon, discutendo il punto specifico a porte chiuse, ha dichiarato la “ineleggibilità” dei tre esponenti dell’opposizione eletti alle comunali dell’8 e 9 giugno scorsi.
«Un atto dovuto», spiega De Bon, «in base al Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali. Non si tratta, quindi, di una discriminazione politica, che sarebbe assolutamente antidemocratica. Infatti rieleggeremo la rappresentanza dell’opposizione».
L’articolo 63 del Tuoel prevede che “colui che ha lite pendente, in quanto parte di un procedimento civile od amministrativo, con il Comune” sia appunto ineleggibile.
I tre consiglieri fanno parte di quel gruppo di 25 cittadini a cui il Comune di San Vito, all’epoca governato dal commissario prefettizio Antonio Russo, ha fatto causa per la somma di 144 mila euro: 64 mila per le spese legali sostenute dall’amministrazione nei vari ricorsi presentati dagli interessati negli ultimi 4 anni contro la variante Anas di San Vito, 80 mila euro per il danno d’immagine arrecato al paese.
Martinelli, Brovedani e D’Arsiè hanno 10 giorni di tempo, secondo l’articolo 69 del Tuoel, per dare spiegazioni.
Il consiglio comunale, dal canto suo, “ove ritenga sussistente la causa di ineleggibilità”, invita “l’amministratore a rimuoverla”. Se non lo fa, lo stesso consiglio lo dichiara decaduto.
La rimozione – puntualizza il sindaco – va intesa come pagamento della propria quota risarcitoria e come rimozione delle 8 contestazioni mosse al Comune. I tre consiglieri, in ogni caso, possono rivolgersi al tribunale ordinario contro la deliberazione.
Lo faranno? O che cosa altro decideranno? Si stanno consultando.
Pare, in ogni caso, secondo talune interpretazioni, che i tre, anche se fossero disponibili a rinunciare ai vecchi ricorsi amministrativi, non possano evitare il provvedimento civile.
Intanto Luana Zanella, capogruppo alla Camera di Alleanza Verdi Sinistra, sta preparando un’interrogazione in sede parlamentare.
È la seconda che riguarda San Vito: in precedenza la parlamentare s’era rivolta al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, chiedendo spiegazioni sulle cause intentate ai cittadini.
«Non conoscevo i tre candidati dell’opposizione, con loro non ho quindi avuto nessun contenzioso. Noi, come amministrazione, abbiamo dovuto applicare ciò che la norma prevede, in termini di eleggibilità. Non siamo quindi in presenza di un tema discrezionale», puntualizza il sindaco Franco De Bon, ricordando, davanti all’obiezione, che il Tribunale superiore delle acque ha sempre rigettato l’ipotesi di costituzione del comitato, per cui i cittadini sono considerati soggetti che hanno agito in maniera singola.
Lo stesso commissario prefettizio contestava che si potesse parlare di un comitato No variante e citava la definizione del Tribunale superiore delle opere pubbliche, secondo cui il comitato sarebbe una “congerie eterogenea di soggetti il cui collegamento tra loro si appalesa estemporaneo ed instabile”.
E ricordava poi che finora i cittadini hanno perso le cause.
Il commissario Russo negava anche di aver voluto mettere “un bavaglio giuridico-repressivo” alla protesta, che sarebbe riconducibile “a singoli soggetti portatori di interessi particolari”.
Era stato l’allora commissario Antonio Russo, in base a questi presupposti, ad affidare all’avvocato Patrizia Ghiani di Roma l’incarico di promuovere la causa contro gli oppositori della circonvallazione, arrivando fino alla Corte di Cassazione.
La replica degli interessati era stata dura: noi abbiamo sempre agito – avevano dichiarato – a tutela di interessi individuali e collettivi legittimi, pretendendo quindi l’annullamento di atti della pubblica amministrazione.
Alle elezioni di giugno De Bon è diventato sindaco raccogliendo l’81,85 per cento dei voti, la lista di minoranza ha raggiunto il 18,15 per cento, ma in presenza di un’astensione molto alta; solo il 55,39 per cento degli 863 aventi diritto si è recato alle urne.
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