San Pietro e Santo Stefano fanno le prove di fusione

Buzzo e Casanova Borca rompono gli indugi dopo l’indisponibilità di altri paesi in programma una seduta congiunta dei consigli comunali in Val Visdende 
SANTO STEFANO DI CADORE. Tutto pronto per il “fidanzamento” fra i Comuni di San Pietro e di Santo Stefano, in vista di un matrimonio che potrebbe essere già celebrato all’inizio del 2019. Preso atto della indisponibilità degli altri municipi del Comelico (Danta, San Nicolò, Comelico Superiore) ad intavolare un ragionamento sulla fusione, i sindaci Alessandra Buzzo e Elisabetta Casanova Borca hanno infatti deciso di rompere gli indugi e sono pronti a far deliberare dai loro consigli, che si riuniranno in seduta congiunta in Val Visdende l’11 o il 14 luglio prossimi (la data è ancora da definire) l’avvio dell’iter che potrà portare nel 2019 ad un Comune unico.


Il tutto nell’ambito della Strategia delle Aree interne ed anche alla luce dei consistenti tagli sui costi che una fusione del genere potrà garantire e dei vantaggi che l’attuale normativa consente, in materia di trasferimenti di fondi statali e partecipazioni a bandi di concorso, a chi decide di muoversi sulla strada della razionalizzazione amministrativa. Da considerare, infine, che il nuovo Comune che nascerà dall’unione dei due (c’è chi lo vorrebbe chiamare, come nei secoli passati, Comelico Inferiore, chi propende invece per un esplicito richiamo alla Val Visdende, che già è divisa tra i due Comuni) avrà oltre 4.150 residenti, diventando così uno dei più importanti del Cadore.


«Nei giorni scorsi» riepiloga Alessandra Buzzo «abbiamo avuto un incontro informativo nel percorso della Strategia per le Aree interne, con la partecipazione dei due consigli comunali e dei dipendenti dei Comuni, allargato anche agli altri Comuni dell’Unione Montana Comelico e Sappada. Un’occasione per conoscere iter, studio di fattibilità e vantaggi di questo progetto. È stato un workshop molto utile per poter chiarire tanti aspetti ed individuare un crono-programma».


In pratica, indicato come obiettivo quello di votare per un Comune unico già nel 2019, quindi alla scadenza naturale delle attuali amministrazioni entrate in carica nel 2014, entro un anno va presentato alla Regione Veneto lo studio di fattibilità. «Successivamente la Regione, che solitamente, spiega la Buzzo «esprime un parere favorevole sul piano presentato, fisserà il referendum, da tenersi nell’autunno del prossimo anno. Di fronte ad un esito della consultazione popolare a favore della fusione, i due Comuni verrebbero sciolti a gennaio 2019, in modo che un commissario, supportato dai due sindaci uscenti, possa condurre alle elezioni nella primavera del 2019». Alessandra Buzzo sottolinea che il recente incontro ha rappresentato un primo passo di carattere informativo, perché l’informazione è fondamentale, essendo tutti i cittadini chiamati ad esprimersi su una scelta che condizionerà inevitabilmente il loro futuro.


«I vantaggi ed i benefici sono molteplici ed evidenti, anche se in quella occasione è stato ribadito come il punto più importante e propedeutico è che questa volontà di fusione dei due Comuni si basi e sia giustificata da ragioni storiche e culturali. Penso alla positiva riorganizzazione dei servizi, ad uniformare i tributi, alla possibilità che dopo la fusione si possa assumere nuovo personale (oggi gli addetti comunali sono 11 a San Pietro e 13 a Santo Stefano), all’aumento dei trasferimenti statali che questa operazione ci potrà garantire. Insomma stiamo lavorando per costruire un futuro migliore. Cercheremo di mettere tutti i cittadini nelle condizioni migliori per poter dare il loro voto informato. Perché sarà ovviamente la volontà dei cittadini ad avere l’ultima parola» .




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