Rocca Pietore, se nevica rischio evacuazione per duecento persone

Una affollata assemblea con gli abitanti del paese. Dai 70 ai 100 centimetri di manto nevoso possono provocare la rovinosa caduta  di piante

ROCCA PIETORE. L’Arpav annuncia l’aumento del numero dei siti valanghivi e a Rocca Pietore potrebbero essere a rischio di evacuazione più di un centinaio di immobili. Per la popolazione di Rocca Pietore è stata una serata drammatica quella di martedì. Erano stati convocati nella sala “Teaz” del paese per un incontro col sindaco Andrea De Bernardin, con il responsabile della protezione civile regionale, Luca Soppelsa, dell’Arpav, Alberto Luchetta, del Centro valanghe di Arabba, Anselmo Cagnati, e del redattore della nuova carta valanghiva, Michele Martinelli. Non pensavano che lo scenario che sarebbe stato loro delineato sarebbe stato così pesante. . «Se dovesse nevicare in abbondanza – questo il succo del discorso che hanno sentito – si renderà necessaria l’evacuazione di molte persone».

Un discorso che ha a monte lo studio effettuato dall’Arpav sul pericolo valanghe, aumentato sensibilmente per la presenza sui versanti degli alberi a terra. «Laddove gli schianti hanno interessato un terreno con notevoli pendenze – dice Anselmo Cagnati del Centro valanghe di Arabba - è venuta meno la protezione che il bosco solitamente fa in caso di valanghe o caduta massi. La combinazione tra la mancanza del bosco e la pendenza del versante presuppone che si siano prodotti nuovi siti valanghivi anche a ridosso o a monte degli abitati».

Secondo il censimento effettuato su venti comuni (17 della provincia di Belluno e tre di quella di Vicenza) l’aumento dei siti valanghivi si registra laddove il maltempo ha colpito maggiormente e cioè nell’Alto Agordino (comuni di Rocca Pietore, Livinallongo, Alleghe, San Tomaso, Colle Santa Lucia), di Sovramonte e Zoppè di Cadore.

«Sono siti che si sono creati ex novo – spiega Cagnati – poi come si comporteranno è tutto da vedere non essendoci una documentazione storica. Noi ragioniamo sulla base di modellistiche e di simulazioni e osserviamo che in caso di precipitazioni nevose inferiori all’altezza delle piante a terra queste costituirebbero ancora una forma di protezione per le valanghe. Se la quantità di neve fosse invece superiore all’altezza delle piante si verrebbe a formare un piano di scivolamento che faciliterebbe la caduta delle valanghe».

Di fronte a queste prospettive il sindaco ha spiegato ai suoi concittadini, accorsi numerosi al Teaz, che, in caso di abbondanti nevicate, si sta pensando a un’evacuazione di parte dell’abitato.

«Stiamo cercando di quantificare le persone che potrebbero essere interessate – ha detto De Bernardin – fino a 70-80-100 centimetri di neve le piante non saranno coperte, da lì in poi inizieranno i problemi». Gli scenari potrebbero essere di vario tipo, di certo il numero degli immobili interessati a una possibile evacuazione supera il centinaio, con circa 200 persone. «C’è la necessità – spiega Marco Nardini, residente a Digonera – di far sì che in ogni frazione ci sia un generatore di corrente messo al sicuro e che vengano messi a disposizione dei sistemi per la comunicazione via radio. Per il prossimo futuro c’è da capire cosa è meglio fare con le piante a terra: toglierle senza fare degli interventi di consolidamento del terreno diventerebbe molto rischioso». Sul futuro si sono interrogati anche gli enti. «Per fare degli interventi sui siti valanghivi – dice Anselmo Cagnati – servono finanziamenti che non arriveranno subito. Per questo l’unica soluzione possibile al momento è quella di fare un piano di gestione per monitorare le aree a rischio». —


 

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