Rivivrà l’antica casera Pezzei Corona la frequentò da pastore

ERTO E CASSO
A dieci anni dal crollo che la spazzò via, rinasce l’antica casera Pezzei di Erto. L’alpeggio della Val Zemola, citato più volte dallo scrittore Mauro Corona che da piccolo lo frequentava come pastore, è collassato su se stesso nell’aprile 2011. Ora il sindaco Fernando Carrara ha deciso che non si poteva cancellare per sempre una delle pagine della storia locale più amate dalla popolazione (anche bellunese) e dai turisti. Al geometra Virgilio Dal Pan è stato affidato l’incarico di progettare la nuova struttura e di attenersi il più fedelmente possibile alle forme originarie. Ma non è finita qui. Nello stesso piano di investimenti è stato inserito anche il recupero di altre due malghe che nel tempo sono andate in rovina: si tratta della così detta “Boscè” e di quella situata in località Vasei. Gli immobili erano regolarmente utilizzati e mantenuti in funzione fino al 1963, quando la valle fu devastata dal disastro del Vajont. Poi vennero gli anni dell’allontanamento forzato dei residenti, dell’emigrazione di massa e dei vincoli ai terreni ritenuti instabili dal punto di vista idrogeologico. Per Pezzei iniziò una lenta ma inesorabile serie di criticità statiche. Nel 2011 furono alcuni guardiacaccia impegnati in un pattugliamento del territorio a scoprire cosa era successo qualche a causa di una perturbazione di neve e pioggia più intensa del solito e delle escursioni termiche tipiche del disgelo primaverile. Al posto delle mura perimetrali, i forestali si sono imbattuti in un cumulo di pietre e travi marce, non potendo far altro che segnalare l’accaduto al Comune e alla Regione. Una volta ricostruita, la casera verrà impiegata ai fini agricoli per l’allevamento in quota di greggi e mandrie, secondo il costume della transumanza estiva. Un settore del rinato complesso edilizio sarà invece adibito a bivacco per i tanti che frequentano questo angolo di Val Zemola. Lo stavolo si trova infatti in una posizione privilegiata del Parco delle Dolomiti friulane, sul percorso che dalla casera Ferrera va al rifugio Maniago.
«Non potevamo restare inermi di fronte ad una serie di testimonianze del passato che stanno via via scomparendo, soprattutto perché le generazioni che ci hanno preceduto hanno faticato per secoli a lottare tra questi prati e boschi nel tentativo di sfamarsi», ha commentato Carrara che è anche presidente del Parco. —
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