Ritrova l’amica dopo sessant’anni

LONGARONE. Ritrovarsi dopo quasi 60 anni: è questa la bella storia che ha come protagonisti Claudio Semenzato e Emiliana Sacchet, due ex bambini della Longarone degli anni ’50. Claudio ed Emiliana, nati nel 1952 sono stati immortalati da una foto scattata tra il 1957 e il 1958, anno in cui Semenzato ha lasciato il paese in seguito al trasferimento del padre che lavorava nella locale caserma della Guardia di Finanza, chiusa nel settembre di quell'anno. Sullo sfondo dello scatto in bianco e nero si nota la Villa Bonato, ancora oggi esistente perché scampata dall'onda distruttrice del Vajont. Passano poi gli anni, con il disastro e la ricostruzione e i due non si rivedono più fino a quest'anno quando, a gennaio, Claudio, spinto dalla moglie, decide di mettere la vecchia foto su Facebook.
Numerose le condivisioni e i commenti che spingono Claudio, originario della provincia di Udine e ora residente a Padova, a tornare in vista a Longarone, luogo nel quale non era più tornato da quel lontano 1958, se non per una breve sosta sulla diga qualche anno fa. «Non avevo idea di che fine avesse fatto Emiliana», spiega Claudio «se si fosse trasferita in Germania con i genitori che facevano i gelatieri o fosse andata a vivere altrove, non ricordavo neanche di preciso il nome di quella bambina. Sapevo solo che non era perita nella tragedia del 1963 in cui mio padre fu uno dei soccorritori arrivati per primi visto che era di stanziamento in Cadore. Qualche giorno fa sono quindi tornato a Longarone spinto anche dagli utenti Internet che hanno preso a cuore la mia vicenda, offrendo il loro aiuto per cercare quella bambina. Visitando il centro del paese e il museo del Vajont, mi sono tornati alla luce alcuni ricordi dell'infanzia, tanto che, grazie al custode del museo, sono venuto a sapere che la Villa Bonato era ancora in piedi. Mi interessava sapere il destino di Emiliana e, tramite alcune persone del posto, sono venuto sapere che era ancora residente qui e che lavorava alla vicina scuola alberghiera». «Mi sono quindi recato subito là e grazie alla disponibilità del personale dell'istituto che mi ha aiutato ad "identificare" Emiliana, con grande emozione, ci siamo riconosciuti e riabbracciati dopo tanti anni. In seguito abbiamo girato per ore in paese ricordando i vecchi tempi e i vecchi luoghi, alcuni spazzati via dopo il 1963. È stato tutto frutto del destino e dell'aiuto delle nuove tecnologie. Si è riaperto un capitolo della mia vita che credevo fosse finito nel cassetto per sempre. Ci siamo ripromessi un nuovo incontro: stavolta però non dopo altri 50 anni».
Enrico De Col
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi