Ristorante cerca camerieri i bellunesi non rispondono

La struttura lancia l’allarme «Il lavoro non manca ma siamo spesso sguarniti» Ieri hanno vestito la divisa alcuni universitari di Treviso

BELLUNO. Ha 20 anni, è di Treviso, studia economia all’università di Venezia ed è stato contattato da un’agenzia interinale della Marca. Ieri ha lavorato a Belluno, ad un importante convegno organizzato nell’immediata periferia del capoluogo. La struttura che lo ospitava non è riuscita a trovare nessun bellunese che volesse indossare una divisa e svolgere servizio. La ricerca è risultata vana anche fra gli studenti delle scuole alberghiere della zona. E così il giovane cameriere è arrivato via autostrada, dalla pianura. I soldi, racconta, servono sempre.

A lanciare l’allarme per un personale che si fa sempre più fatica a trovare è stato il caposala della struttura, ricordando come, nei dintorni del capoluogo bellunese, siano almeno quattro gli istituti che formano figure specifiche di questo tipo ma che chiederne ed ottenerne qualcuno per eventi come quello di ieri sia un’impresa di fatto impossibile.

«Vale per circostanze simili, ma anche per i fine settimana», spiega. «I sabati e le domeniche, quando i compensi sarebbero maggiori e il lavoro non manca mai, siamo sguarniti. Ci sentiamo rispondere quasi sempre di no, che devono uscire con la fidanzata o hanno prenotato un viaggio per il week-end».

È vero, riconosce il professionista, che a volte il lavoro non si limita al servizio ai tavoli. «Per il convegno di oggi (ieri per chi legge, ndr), ad esempio, la proprietà ci ha chiesto di disporre in un salone circa 250 sedie. Ma cosa c’è di male? Anche questo significa fare accoglienza».

Lo studente, dal canto suo, allarga le braccia. Fra un esame e l’altro in questo modo arrotonda e indica altri due ragazzi che si muovono nel giardino del locale. «Anche loro sono studenti all’università», dice il ventenne, «e d’estate ci diamo da fare in questo modo da anni. Da Treviso, Belluno non è così vicina, ma siamo abituati a prendere quello che viene. Non è la vita che voglio, quando sarò laureato le cose cambieranno. Ma intanto perché no?». —

A.F..

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