Rischio idrogeologico intorno al lago del Corlo

ARSIÈ. È ancora vivo il ricordo dell'alluvione del 1966: in un ambiente dove il dissesto idrogeologico è un male antico, il consigliere Faustino Mores alza la voce chiedendo una svolta concreta per la prevenzione del territorio che si affaccia sul lago. Speranze e preoccupazioni si intrecciano con il progetto di escavazione del Corlo, al momento ancora fermo al palo a causa della crisi economica, ma pronto a investire i ricavi della vendita del materiale in opere di manutenzione appena il mercato del lavoro e in particolare il settore dell'edilizia si rimetterà in moto.
«Occorre pensare alla parte alta del paese, perché ci sono affluenti che portano al lago e bisogna curare l'ambiente se non vogliamo vedere scendere a valle fiumi di detriti con il pericolo di esondazione», ammonisce Mores. «Vorrei sapere quali interventi di difesa idrogeologica sono inseriti nel protocollo tra Enel, Regione e Provincia che prevede la pulizia del fondale del bacino verso una riqualificazione ambientale e quindi turistica». «Con i proventi dello sghiaiamento guardiamo alla Val Cubia, che necessita di una pulizia delle briglie costruite negli anni '30 dalla milizia nazionale forestale, e alla Val di Masni che attraversa Mellame e Arsiè. Attenzione perché senza prevenzione, il rischio esiste», dice ancora Mores. «Non tralasciamo la messa in sicurezza idrogeologica degli affluenti, considerando che a fianco dell'alveo ci sono case. Da anni non si fanno le manutenzioni indispensabili per la tutela del territorio: pensiamo anche a rifare le malghe con i pascoli, fermando l'avanzata del bosco».
A suscitare il timore di residenti e operatori della zona resta poi la famigerata draga, lo strumento che andrebbe a prelevare dal fondale del Corlo migliaia di metri cubi di ghiaia. C'è la preoccupazione che l'escavazione prosciughi il lago. Ma qui il consigliere Mores rassicura sul fatto che l'operazione «non avrà un impatto negativo», anzi «una volta eseguita la pulizia, ci sarà un beneficio».
Sullo sfondo intanto, aspettano di mettere le ali i progetti per un ulteriore rilancio del bacino, meta in estate di turisti (tanti olandesi) che riempiono i camping e prendono il sole sulle sponde. «Puntare su sentieri naturalistici nella parte alta del paese con il miglioramento della viabilità per richiamare visitatori otto mesi l'anno, anche nel periodo invernale», è il suggerimento di Faustino Mores, che fa un'ultima considerazione su Forte Leone: «Sono passati dieci anni dal primo intervento e rispetto ai finanziamenti che ci sono stati, si è creato poco per renderlo fruibile. Rimane ancora tanto da fare».
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