Riecco il miracolo del faro sulla Cima grande

AURONZO. Un anno fa l’appuntamento per il centenario esatto andò deluso a causa delle pessime condizioni atmosferiche, ma ora Auronzo ci riprova. Così, per ricordare i 101 anni della prima accensione del grande faro sulla Cima grande di Lavaredo, la notte del 14 agosto 1915, il Consorzio Tre Cime Dolomiti ha organizzato una commemorazione dell’evento strutturata in due fasi. Domenica, alle 17, Antonella Fornari e Stefano Muzzi attenderanno gli escursionisti al rifugio Auronzo, da dove ci si avvierà verso la casermetta dei Piani di Lavaredo e Forcella Lavaredo con soste e relative spiegazioni storiche. Qui, verso le 20.45, si assisterà alla spettacolare accensione della fotoelettrica in dotazione alla Protezione civile ed installata sulla Cima grande da alcuni componenti del Soccorso Alpino di Auronzo. Il fascio luminoso, tempo permettendo, verso le 21.30 sarà diretto su Auronzo, dove, in Piazza Santa Giustina, sarà organizzata all’aperto alle 21 una proiezione di immagini d’epoca del faro e della lunga e difficile operazione di trasporto e montaggio portata a termine nel 1915 per illuminare tutto il fronte verso la Torre di Toblin e il Sasso di Sesto. Il generale Augusto Fabbri assegnò l’arduo compito del trasporto al tenente Fausto De Zolt, coadiuvato dagli alpini dei Battaglioni “Cadore” e “Val Piave”, mentre per l’installazione del faro la direzione tecnica fu affidata al tenente Luigi Sebasti. Tutto il versante sud della Cima grande fu attrezzato con 500 metri di scale e corde per il trasporto dei materiali, sfruttando la via normale aperta per la prima volta il 20 agosto 1869 da Paul Grohmann. Il faro aveva un diametro di 90 centimetri ed il peso dei singoli elementi (la sola carcassa della dinamo in ghisa pesava 350 kg) e la loro delicatezza richiesero cure speciali e nervi saldi per evitare danni, oltre che eventuali infortuni ai soldati impegnati nei lavori. Per tre settimane quei 500 metri di croda furono percorsi senza interruzione da alpini e genieri.
Così il faro venne posizionato a quota 2.999 e, per consentire alla fotoelettrica un miglior campo d'azione, fu necessario abbassare di qualche metro la sommità della vetta. Alla fine di luglio il faro sulla cima era dunque già pronto, accuratamente celato alla vista del nemico, e venne benedetto dal cappellano militare Pietro Zangrando. Nella notte del 14 agosto, alle 2, gli alpini dei battaglioni “Cadore” e “Val Piave” lasciarono le posizioni di forcella Lavaredo e si appostarono tra le rocce della Grava Longa al riparo dai cannoni austriaci per prepararsi all’attacco; e fu in quel momento che, come racconta Antonio Berti, “d'improvviso sulla vetta della Cima grande si accende per la prima volta il colossale faro, e dardeggia la sua luce bianca sulla forcella di Toblin. Chi vive tale indescrivibile istante, chi lo ripenserà più tardi, ha ed avrà l'impressione di un sogno, di una visione irreale di fantasia sconvolta. Mille e mille occhi si levano, si fissano in vetta alla croda forse più nota nel mondo. Lo stupore impietra. Per un attimo solo al frastuono subentra il silenzio”. Il faro favorì non poco l’avanzata dei nostri, abbagliando gli austriaci e facilitando la conquista della zona del distrutto rifugio Tre Cime. In caso di maltempo la proiezione si terrà nella Sala Consiliare del Municipio.
Walter Musizza
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