Riconoscere l’ictus in modo tempestivo per una cura efficace

FELTRE. La bocca si storce, si solleva a fatica un arto e quando si fa per parlare, o non si riesce a proferire parola (afasia) o si dicono strafalcioni. I segni di un ictus devono essere riconosciuti quanto prima, dal paziente o da chi gli è accanto.
E in pronto soccorso si deve arrivare il prima possibile. Di questo si parla oggi alle 18 in sala convegni dell’ospedale, per i “mercoledì della salute”, con il primario di Pronto soccorso Edoardo Rossi e con la neurologa Roberta Padoan. Da gennaio ad oggi all’ospedale di Feltre sono state eseguite 35 trombolisi sistemiche, ovvero 35 persone con ictus in fase acuta sono state curate con un farmaco che scioglie i trombi responsabili dell’ictus cerebrale ischemico.
Nel 2017 ne erano state effettuate 31 nell’intero anno. Le persone curate, e quindi con un notevole potenziale miglioramento di esito e possibilità di recupero, sono in aumento rispetto allo scorso anno. In questo gioca a favore la tempestività nel riconoscere i sintomi. Se i pazienti arrivano entro le 4 ore e mezza dall’insorgenza dei sintomi, vengono valutati d’urgenza dal neurologo e, in assenza di controindicazioni, vengono sottoposti al trattamento trombolitico.
Il 20 per cento circa degli ictus sono emorragici, quindi provocano un’emorragia massiva cerebrale, e quindi non sono trattabili. «Ma ci si avvicina al 20 per cento dei pazienti con ictus che vengono sottoposti a trombolisi, percentuale attesa nei centri d’avanguardia a dimostrazione sia dell’efficacia dei nostri progetti di educazione rivolti alla popolazione sia della validità delle procedure organizzative extra ed intraospedaliere che permettono di giungere alla procedura nel minor tempo possibile», spiega il direttore facente funzioni della neurologia di Feltre, Piero Nicolao. «Se si avverte l’insorgenza di sintomi che possono far pensare ad un ictus è fondamentale allertare il 118 per attivare subito la macchina ospedaliera che porti ad un trattamento specifico il più precocemente possibile», conclude il direttore del Pronto soccorso Edoardo Rossi. —
L.M.
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