Riattivata la neurochirurgia per gli interventi programmati
belluno
Un neurochirurgo di Treviso in servizio a Belluno 365 giorni all’anno, 24 ore al giorno. È stato raggiunto e approvato dalla Regione l’accordo tra l’Usl Dolomiti e l’Usl della Marca per la gestione della neurochirurgia dell’ospedale San Martino. All’inizio dell’anno il reparto aveva subito una drastica riduzione per una questione puramente pratica: la mancanza di specialisti anche a Treviso rendeva impossibile garantire il servizio a Belluno. Il lavoro di questi mesi ha consentito di trovare l’assetto organizzativo utile e l’elevato standard qualitativo desiderato.
Il nuovo protocollo operativo dunque è pronto ed è stato firmato ieri dai due direttori generali, Adriano Rasi Caldogno e Francesco Benazzi.
«Sarà possibile garantire la presenza di un neurochirurgo a Belluno», spiega Rasi Caldogno. «Sarà presente costantemente e potrà svolgere sia l’attività ambulatoriale, che quella operatoria. Stimiamo di poter effettuare una o due sessioni operatorie alla settimana, con una media di tre pazienti a sessione, quindi circa 6 operazioni alla settimana». Anche l’attività ambulatoriale, che può arrivare a coprire sei giorni su sette, verrà programmata a seconda delle necessità, perché si calcola che potrebbero bastare 4 o 5 giorni di ambulatorio alla settimana.
L’altra novità riguarda il tipo di attività che verrà fatta a Belluno. A Treviso, ospedale hub di riferimento, continueranno ad essere prese in carico le urgenze e i casi più gravi. «Quasi sempre», spiega il direttore medico del San Martino, Raffaele Zanella, «i pazienti in emergenza presentano situazioni complesse e politraumi che hanno bisogno anche di altri specialisti, oltre al neurochirurgo, e a Treviso esiste la rete completa per la massima intensità di cura, compresa la rianimazione neurochirurgica». I bellunesi più gravi, quindi, continueranno ad andare a Treviso, mentre a Belluno si concentreranno gli interventi programmabili, ad esempio per le ernie del disco. «Si tratta di una patologia molto frequente», ricorda Benazzi, «che a Treviso fatichiamo a smaltire e abbiamo una lista d’attesa di circa 50 persone».
Sarà proprio Belluno, dunque, l’ospedale di riferimento per questo tipo di interventi, sia tra i pazienti bellunesi che tra quelli trevigiani. L’accordo consente all’ospedale San Martino di Belluno di conservare l’operatività del reparto di neurochirurgia, ma anche di diventare un punto di riferimento per patologie estremamente diffuse. La necessità di spostare a Treviso i pazienti più gravi c’è sempre stata e continuerà anche dopo la firma del protocollo, perché è impossibile (e lo diventerà sempre di più) assicurare la presenza di un team di specialisti in grado di affrontare emergenze complesse: «Non è questione di hub», chiosa Rasi Caldogno. «Non è pensabile che in tutti gli ospedali si faccia tutto, dall’intervento di routine al trapianto di organi». —
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