Riapre il rifugio Scarpa dopo un anno di lavori

VOLTAGO . «Chi si prende un rifugio vuol dire che ama la sfida. Una rogna? Macché, quelle semmai le trovo quando scendo a valle». La lavastoviglie è arrivata giovedì sera alle 10 e sabato 23 giugno il rifugio Scarpa-Gurekian all’Agnér torna ad aprire. Lo fa sotto la gestione di Marco Bergamo, 33 anni, guida alpina residente in Valle del Biois, dopo un anno di chiusura forzata per consentire i lavori di ristrutturazione e dopo periodi segnati dalle incomprensioni tra i precedenti gestori e la Sezione agordina del Cai, proprietaria dell’edificio.
Quella di Bergamo è dunque una sfida duplice: riportare il rifugio costruito nel 1912 nel posto che merita nel panorama della ricettività dolomitica, valorizzando i notevoli sforzi economici compiuti dal Cai.
«Ne sono consapevole – dice Bergamo – anche se penso che gestire un rifugio sia di per sé una sfida in qualunque posto ti trovi: i viaggi per l’approvvigionamento di cibi e bevande, la sistemazione di camere, bagni, magazzini, devi essere un po’ falegname, un po’ elettricista, un po’ idraulico. Certo è una sfida importante quella di rivalorizzare un rifugio chiuso da un anno con un sacco di gente che voleva venire, che passava e trovava chiuso».
Gli interventi fatti dalla Sezione hanno riguardato i collegamenti interrati tra la stazione di valle e il rifugio, il sistema di approvvigionamento idrico, la sostituzione della caldaia e il sistema di riscaldamento. Sono state pure portate delle modifiche all’arredo interno del rifugio con lo spostamento della scala che “accoglieva” gli ospiti e che permetteva al calore di disperdersi verso l’alto.
La strada per raggiungere il rifugio da Frassené è da tempo completata e a luglio dovrebbero venire cementati dei tratti garantendo un transito più agevole ai gestori che una-due volte al giorno scenderanno in paese. Chi salirà da oggi troverà ai 1735 metri sotto l’Agnér un rifugio finalmente aperto.
«Non siamo ancora operativi al 100% – spiega Bergamo – restano alcune cose da fare, ma non potevamo aspettare ancora. Nell’ultima settimana abbiamo lavorato 15-19 ore al giorno con un’adrenalina che non ti faceva sentire la fatica. In queste settimane ho sentito addosso una pressione incredibile: davvero non mi aspettavo tutte queste belle aspettative da parte della gente del posto, degli appassionati della zona. Saremo a regime a metà luglio, ma era importante aprire e iniziare per questa gente in primis, ma anche per noi, in modo tale che lavorando possiamo renderci conto di quello che manca, correggere errori, aggiustare il tiro».
Il bar sarà dunque aperto, così come il ristorante con un menu che si arricchirà di settimana in settimana. Per dormire ci sono trenta posti più alcuni per eventuali emergenze.
Per rilanciare il rifugio, però, ci vuole anche altro. Bergamo ha una serie di idee. «Puntiamo molto sui giovani – dice – proporremo attività di arrampicata, di escursionismo, anche di yoga con una sorta di reparto olistico-meditativo. A settembre faremo un fine settimana con bagni di gong, musica rilassante. L’obiettivo numero uno è comunque tornare alla montagna. Qui vedo poca gente che la pratica, tanti vanno altrove. Vorrei che il rifugio, anche attraverso serate con filmati e con alpinisti, fosse la base per attività che poi si portano avanti durante l’anno».
Gianni Santomaso
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