Resistere ai cambiamenti climatici Belluno con Vaia ha indicato la strada

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Vivere e produrre in montagna è difficile e i cambiamenti climatici rappresentano un rischio in più. «Ma o rinunciamo a vivere, o ci prepariamo a ciò che ci aspetta». Carlo Papa, direttore della Fondazione Enel, arriva dritto al punto per spiegare il progetto avviato con Venice International University, in collaborazione con il Centro Euro Mediterraneo sui cambiamenti climatici e Confindustria Belluno Dolomiti. Uno studio voluto da Enel Foundation, che ha scelto il bellunese per introdurre il climate proofing nella pianificazione degli investimenti e delle attività produttive. Il climate proofing consiste nell’includere la valutazione del rischio climatico nella pianificazione di attività e investimenti, cercando quindi soluzioni a prova di clima.
Il punto di partenza è che il clima sta cambiando davvero e i suoi effetti sono ben visibili proprio in territori come il bellunese che, per Enel Foundation, possono rivelarsi modelli utili per essere replicati anche in altre parti del mondo. «Abbiamo una consuetudine con Confindustria Belluno Dolomiti e con il territorio bellunese», spiega ancora Papa, «e per noi il tema dei cambiamenti climatici è importante. Senza spaventare nessuno, anzi, cercando di offrire gli strumenti per affrontare quello che verrà o meglio che sta già avvenendo. Ormai è una nuova normalità e, grazie al senso pratico delle imprese in collaborazione con le istituzioni, ci possiamo preparare al meglio, nonostante la crisi, nonostante il Covid. Contro i cambiamenti climatici non c’è un vaccino, ma la tecnologia e la collaborazione tra tutti gli stakeholder aiuteranno i territori ad affrontare la sfida e ad aumentare la propria resilienza».
Come spiega il rettore della Venice International University, Carlo Giupponi: «L’esigenza di un benessere climatico porterà le persone a spostarsi a nord e in montagna, ma la montagna ha il problema degli eventi climatici estremi, che possono essere molto dannosi. Belluno è un territorio interessante perché somma grandi opportunità a rischi notevoli. Il nostro lavoro consiste nel declinare ciò che si sa sui cambiamenti climatici alle attività del territorio». Il rettore Giupponi porta l’esempio del turismo estivo, uno dei settori già esplorati dallo studio: «Le estati calde portano molti turisti in montagna, ma tra questi ci sono persone che conoscono poco il territorio o la lingua: loro sono i più vulnerabili, mentre i residenti hanno reazioni razionali».
Nel gruppo di lavoro si inserisce il Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, che lavora per comprendere sempre più e sempre meglio gli effetti dei cambiamenti climatici su specifici territori e con parametri precisi, studiando, ad esempio, le variazioni dei tempi di ritorno di certi eventi estremi, tipo Vaia. «Non si può parlare di previsioni, ma di proiezioni», prosegue Giupponi. «In provincia di Belluno abbiamo registrazioni climatiche molto buone, ma che risalgono a non più di 40 anni fa. Eventi come Vaia, di solito, hanno tempi di ritorno di 100-150 anni, ma in futuro questo periodo potrebbe accorciarsi. Si tratta di mettere a sistema i dati per dire come varierà la possibilità di assistere ad altri fenomeni estremi».
Il progetto che parte da solide basi scientifiche, però, ha una finalità assolutamente pratica: «Quella di utilizzare le informazioni per favorire gli investimenti, le attività produttive e la gestione del territorio», chiarisce Giupponi. «La sfida, per noi, è quella di comunicare correttamente, evitando allarmismi, ma anche senza dare l’idea che ci siano delle certezze assolute». «Una certezza però c’è», riprende Papa, «siamo di fronte ad una nuova normalità e la sensibilizzazione e la preparazione rappresentano la ricetta migliore per rendere un territorio il più sicuro e più climate proof possibile. Nella collaborazione tra settore pubblico e privato risiede la chiave del successo della prevenzione e gestione della sfida del cambiamento climatico. Lo studio è mirato a sensibilizzare la società in tutte le sue componenti su ciò che ci aspetta da qui in avanti, coscienti del fatto che gli effetti dei cambiamenti climatici sono e saranno sempre più evidenti».
Gli studi sono mirati, come spiega il rettore della Viu, ad analizzare le realtà territoriali: «Dopo il turismo estivo passeremo all’occhialeria e infine al turismo invernale nell’ottica dei grandi appuntamenti sportivi di Cortina. Con Fondazione Enel crediamo che ogni investimento d’ora in poi debba essere a prova di clima». Il lavoro consiste nella produzione di mappe dei possibili pericoli climatici combinati con l’analisi dell’esposizione a tali pericoli e della vulnerabilità dei sistemi socioeconomici. Questo implica una mappatura precisa di tutte le attività e delle vulnerabilità. La combinazione di queste informazioni produce la mappa del rischio, che vuole essere il più dettagliata possibile e in quest’ottica collaborano anche Regione, Provincia e Bim Gsp, che conservano dati preziosi sul territorio e le sue reti tecnologiche, oltre a realtà industriali importanti quali Enel.
Il progetto si sofferma sullo studio dell’evoluzione della pericolosità climatica in due periodi: 2012 - 2041 e 2036 - 2065, centrati sugli anni 2026 e 2040, con periodo di riferimento 1980-2010. I primi risultati preliminari indicano un calo del numero di giorni di pioggia in estate, localizzata soprattutto a sud est, e un aumento in inverno. «La condivisione della conoscenza scientifica con un pubblico sempre più ampio può far passare il dibattito sul clima a questioni pratiche, le persone e le istituzioni devono essere informate e tener conto di queste informazioni, ad esempio nella pianificazione della catena logistica. Il concetto», conclude Papa, «è quello di prepararsi. Non si può cancellare il rischio, ma lo si può ridurre e le tecnologie ci aiutano a capire quali rischi dovremo affrontare e come. Vogliamo dare a Belluno, grazie alla preziosa collaborazione con i partner scientifici di VIU e CMCC e con l’indispensabile supporto di Confindustria gli strumenti per essere preparato, ma si tratta anche di condividere metodi da mettere poi a disposizione di tutto il mondo. Per noi c’è sempre una parte metodologica e una applicativa». «Nello studio porteremo tutto quello che sappiamo sui cambiamenti climatici per facilitare le decisioni di chi vuole fare impresa e di chi deve gestire il territorio bellunese», chiosa Giupponi. —
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