Reinhold Messner incanta la platea

Messner al tavolo dei relatori ad Agordo
Messner al tavolo dei relatori ad Agordo
 
AGORDO.
Un libro sulle Dolomiti, nel Cuore delle Dolomiti, con i "figli" dello scopritore delle Dolomiti. Reinhold Messner ha fatto il pieno di folla ieri pomeriggio ad Agordo con la presentazione del suo ultimo volume "Dolomiti. Patrimonio dell'umanità", curato da Ursula Demeter e impreziosito dalle fotografie di Georg Tappeiner. Le premesse per un evento di successo d'altronde c'erano tutte: ad Agordo sono arrivati i "gemelli" francesi da Dolomieu, il paese che prende il nome dallo scopritore delle Dolomiti, che, uniti ai connazionali di Montreux-Vieux (a loro volta gemellati con Voltago), sono stati accolti nel migliore dei modi dal Comitato locale.  In sala "don Tamis", il "re degli Ottomila" ha commentato una carrellata di splendide immagini raccontando la sua vita fra le Dolomiti, dall'infanzia che lo ha visto protagonista sulle Odle in Val di Funes, al presente che lo impegna nella realizzazione di una serie di musei per comunicare agli altri l'unicità del mondo della montagna.  Quasi a voler suonare la sveglia al territorio che dal 2009 è patrimonio dell'umanità Unesco, Messner ha sottolineato come non solo le crode, ma anche le malghe, i boschi, i pascoli abbiano avuto tale riconoscimento.  «In alto non servono infrastrutture - ha detto il grande scalatore - esse servono dove ci sono i contadini che devono lavorare la terra. Se non si lavora la terra sparisce la biodiversità».  Soffermandosi sugli aspetti legati all'alpinismo, Messner ha esaltato la strada, fonte di continuo entusiasmo, che porta alla ricerca e alla scoperta, ma ha ammonito ad arrivare fin dove i mezzi lo consentono e «a non andare oltre le nostre paure».

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