Regole vietate alle donne: «Cortina è retrograda»

Cortina d’Ampezzo. Si alzano le voci delle donne rimaste escluse dallo status di Regoliere.
I “fioi de sote famea”, cioè i figli dei consorti regolieri che hanno compiuto il 25° anno di età, sono a un passo dal diventare regolieri a pieno titolo, mentre le donne aventi fratelli maschi restano ancora escluse. Il lavoro degli undici marighi per il parziale rinnovo del laudo delle undici Regole ampezzane (due alte e nove basse) è arrivato quasi alla fine. All’appello manca soltanto la Regola Alta di Ambrizzola, che dovrà riconvocare l’assemblea “sotto pena del laudo”, cioè con qualsiasi numero di partecipanti, per modificare gli articoli 5 e 7 alla presenza del notaio e permettere ai giovani che hanno compiuto i 25 anni di età di godere dei diritti di regoliere all’interno di ogni singola Regola di appartenenza e non solo in seno alla Comunanza. L’ultimo passaggio sarà poi l’approvazione da parte della Comunanza, che dovrà adeguarsi di conseguenza per permettere alla stessa persona di ricoprire le cariche di marigo nella Regola Bassa e di deputato nella Comunanza delle Regole.
Le donne, tuttavia, restano escluse da questa apertura. Così, Laura e Paola Valle hanno mandato una lettera alle Regole d’Ampezzo relativamente alla «perenne mancanza di apertura dell’ente a favore delle donne».
«Fa specie vedere come un paese in questo mondo moderno e sulla bocca di tutti per manifestazioni quali Mondiali di sci e Olimpiadi sia, in realtà e per molti versi, del tutto retrogrado», spiega Paola Valle. «Leggo sull’ultima edizione del Notiziario delle Regole che le 9 Regole Basse con la Regola alta di Larieto hanno modificato il loro laudo inserendo la variante che riguarda i “fioi de sote famea” . Il tutto viene espresso con ampia soddisfazioni e orgoglio di chi scrive l’articolo», si legge ancora nella lettera. «Mi sorge spontanea la domanda: a quando una qualche apertura alle donne?».
Paola Valle ha fatto parte di più commissioni per la revisione del laudo, iniziate circa 30 anni fa, ma che si sono risolte con un nulla di fatto.
«È noto che la Regione del Veneto nel momento di istituire il Parco d’Ampezzo aveva espressamente chiesto di riconoscere anche alle donne la possibilità di entrare in Regola, ma ciò è stato sempre disatteso: tanto i contributi arrivano sempre e comunque», spiega nella lettera. «Recentemente, con mia sorella, abbiamo avuto modo di riscontrare che, anche nella gestione delle nostre prestigiose ed antiche cappelle, è e resta in vigore del relativo capitolo la regola che la donna non può ereditare il titolo di consorella che aveva la madre: cosa vuol dire? Che la fede della donna vale meno di quella dell’uomo? Strana questa cosa, avevamo capito che davanti al Signore siamo tutti uguali».
«Bene», concludono Paola Valle anche a nome della sorella, «spesso sentiamo dire dai più pessimisti che finiremo o, meglio, finirete – perché chi scrive non è Regoliera – in una sorta di riserva indiana. Quello che nessuno realizza è che siete voi regolieri che vi state costruendo il recinto».
Marina Menardi
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