Referendum, ora è il turno di Auronzo

BELLUNO. Dopo Comelico Superiore tocca ad Auronzo. Ne è convinto il comitato referendario che annuncia che la raccolta firme per il referendum è quasi finita. Sappada fa scuola e sono ormai molti i comuni bellunesi che guardano con fiducia al suo percorso.
Auronzo. È l’ultima in ordine di tempo ad aver avviato l’iter per il referendum e dopo che il Consiglio dei Ministri ha fissato la data per Comelico Superiore resta l’ultimo paese della fascia di confine da interpellare. «Mancano poche decine di firme per portare la richiesta al sindaco» spiega il Comitato Referendario di Auronzo di Cadore, «si spera che nei prossimi giorni la raccolta venga completata ed anche Auronzo possa far partire l'iter referendario». E con lui sono pronti anche Lozzo di Cadore e San Vito di Cadore, che hanno già raccolto le firme necessarie ma che non confinano con l’Alto Adige e hanno quindi bisogno di un punto di contatto che è, appunto Auronzo. «La richiesta di passaggio di regione sembra essere l'ultima speranza per comuni che stanno subendo un grave spopolamento dopo la chiusura delle occhialeria e la progressiva discesa del turismo» spiega il comitato, «afferire ad una regione autonoma dà grandi speranze perché i territori vicini usufruiscono di specificità che sono indispensabili per la sopravvivenza della gente di montagna».
Sappada e Comelico Superiore.
I due paesi sono agli antipodi dell’iter legislativo che vorrebbe portarli rispettivamente in Friuli-Venezia Giulia e in Alto Adige.
Nel primo caso il referendum è già realtà e il caso Sappada è sui tavoli del Senato. Per sancire il passaggio basterà infatti una legge ordinaria, e non costituzionale. La proposta è ora al vaglio della prima commissione del Senato che ha fatto richiesta di poterla attuare senza passare dalle Camere. Rimane lo scoglio della commissione Bilancio, che ha parere vincolante. Il comune di Comelico Superiore andrà invece al voto il 30 marzo. Questa è la data decisa dal Consiglio dei Ministri che ha dato il via libera al referendum.
Agordino. Sotto i riflettori ora c’è Voltago che ha fatto domanda di referendum insieme a Rivamonte. Domanda bocciata per un vizio di forma ma che gli abitanti hanno ripresentato a fine novembre, questa volta da soli. Nell’aprile 2013 ha votato Taibon, dove ha vinto il fronte del Sì e che il consiglio provinciale di Trento ha accettato con riserva. Nel febbraio del 2013 erano andati al voto Canale d’Agordo, Falcade, Rocca Pietore e Gosaldo ma senza raggiungere il quorum. Già dal 2007 Livinallongo e Colle Santa Lucia erano andati alle urne: la vittoria era andata al Sì.
I pionieri. Il primo comune bellunese a lanciarsi nell’avventura del referendum per il cambio di regione era stato Lamon. Ma il comitato referendario ha sempre preferito continuare per la sua strada senza far fronte comune con gli altri municipi. «Nonostante il nostro referendum sia stato seguito da altri» spiega Vania Malacarne, «noi continuiamo a pensare di essere un caso a sé. Preferiamo non commentare il percorso degli altri comuni». Anche Cortina, che aveva votato insieme a Livinallongo e Colle Santa Lucia, preferisce astenersi. «Siamo delusi dalle istituzioni» spiega Siro Bigontina, «dicono che il popolo è sovrano ma le procedure non vanno avanti».
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