Razzia di bici, bottino di centomila euro

Colpo notturno al negozio Sanvido di Cesiomaggiore, la banda ha eluso l’antifurto scattato solo all’arrivo del proprietario

CESIOMAGGIORE. Hanno usato un normale piede di porco per forzare la porta ma anche tutte le cautele possibili per far razzia senza provocare alcun rumore, e hanno svaligiato prima dell'alba, senza essere né visti né sentiti, il negozio di bici Sanvido, posto per ironia in uno dei punti più visibili del centro urbano, in piazza Commercio crocevia di tutte le direzioni. I malfattori, evidentemente dotati di furgone, hanno sottratto trenta biciclette, le più prestigiose esposte in vetrina, per un valore stimato di centomila euro. Ad accorgersi che la porta del negozio era aperta e che dalla vetrina illuminata spiccavano degli spazi vuoti, prima occupati dalle bici rubate, è stato il primo lavoratore che è passato di lì alle prime luci dell'alba. Questi si è messo subito in contatto con Paolo Cassol, fratello dei due ragazzi Roberto e Patrizia che gestiscono il negozio Sanvido, nonché titolare del Bar 88 di Soranzen che ha dato l'allarme. Non appena Roberto ha messo piede nel suo negozio, è partito l'antifurto, un allarme a pressione di quelli che rilevano le presenze all'interno di un luogo protetto.

Il modo di agire dei criminali tutto ha fatto pensare fuorché ad una cosa improvvisata. Semmai a una banda ben organizzata che va al sodo e che conosce tutti i particolari. Al punto da aver saputo disinnescare o aggirare l'antifurto ed aver agito nell'ora in cui il paese è sprofondato nel sonno e anche l'ultimo avventore dell'unico bar che chiude alle tre di mattina si è chiuso la porta di casa alle spalle.

L'ora probabile, infatti, è fra le quattro e le cinque. A tutte queste deduzioni sono arrivati i due giovani commercianti ai quali non resta che leccarsi le ferite, oltretutto non godono neppure di copertura assicurativa, e sperare. «Ci siamo confrontati con altri colleghi che hanno subito gli stessi furti e abbiamo scoperto che quegli stessi marchi delle bici rubate si ritrovano sui siti ucraini», spiega Patrizia Cassol. «Il paradosso è che se davvero le biciclette sottratte si incanalano sul circuito dell'Est, tu puoi anche riaverle, sono le tue ma te le devi ricomprare. E il tragico è che mezza roba dovevamo ancora finire di pagarla. Un danno simile ci mette in ginocchio». Non c'è speranza poi che la telecamera, l'unica in paese, posizionata per il controllo della banca, abbia immortalato qualche particolare al di fuori del circuito di monitoraggio. Così, per evitare che le biciclette prendano definitivamente il volo è importante che riferire a chi fa le indagini ogni più piccolo particolare. «Invito i cittadini che dovessero aver sentito o visto qualcosa a comunicare al più presto ai carabinieri del nucleo operativo di Feltre e di Santa Giustina», si raccomanda il sindaco Michele Balen.

Laura Milano

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