«Quella volta che Pannella mi ringraziò per i doposci»

Parla Adriano Kratter, che ha lasciato al figlio Gianmarco il negozio di scarpe «C’era la neve e lui venne in montagna con i mocassini: mi chiese il numero 47»



«Pensavo fosse uno scherzo quando mi chiamarono al telefono e mi chiesero se avessi disponibili dei doposci n. 47. “Ma per chi sono?”, chiesi. “Per l’onorevole Marco Pannella”, mi risposero. “Ma figurati”, e misi giù la cornetta. E invece qualche minuto dopo arrivò in negozio proprio il leader del Partito radicale».

Adriano Kratter, nato a Sappada il 28 novembre 1946, nella sua vita ha fatto l'imbianchino, l'assicuratore, il cronista sportivo, ma soprattutto è stato e si sente ancora calzolaio, erede della calzoleria “S’enders”, messa in piedi dal padre Pietro (classe 1906) e dallo zio Luigi (1921) nel 1929. Così oggi il negozio (il nome in dialetto significa “di Andrea”) festeggia i 90 anni di attività.

«Mio padre Pietro, dopo aver fatto il tirocinio da calzolaio in San Candido e Cortina, ha pensato di mettere su un negozietto qui a Sappada, con suo fratello Luigi. Una bella foto d'epoca ci ritrae tutti e tre al desco, intenti a riparare scarpe». «Facevamo scarponi da montagna su misura, in cuoio, con i chiodi di metallo per evitare che la suola si consumasse troppo velocemente. Poi scarpe belle ed eleganti, ma quelle che andavano per la maggiore erano quelle da lavoro, con le suole fissate con i chiodi in legno così che quando i boscaioli ed i contadini li usavano all'aperto, il chiodo in legno si ingrossava con l'umidità e teneva meglio, rispetto alla corda che si consumava».

Fatto il militare nel 1964/65, Adriano è entrato nel negozio, che stava già avviandosi a un’importante trasformazione, con il boom economico. «Ho iniziato facendo riparazioni di calzature, incollature, cuciture. Un lavoro piacevole, poi fuori stagione facevo l'imbianchino. Ma già nel 1968 non conveniva più fare le scarpe a mano, così ci si riforniva dalla ditta Paludetti di Pieve di Cadore e dalla Vallacchi di Belluno: si compravano 8/10 paia di scarpe da tennis o di altro tipo e si mettevano in vetrina; e il resto del lavoro era fatto dalle riparazioni».

Nel 1975 il matrimonio con Daniela De Crignis di Ravascletto; poi la nascita dei figli Gianmarco (1976), che ha rilevato il negozio, e Cinzia (1980), campionessa italiana aspiranti di discesa libera, maestra di sci, oggi responsabile dello sci club Drusciè a Cortina. Nel frattempo Adriano ha fatto anche l’assicuratore delle Generali di Sappada, ed il cronista sportivo dal 1963.

Come era Sappada all’epoca?

«Era meglio di oggi, un formicaio. A fine anni '50, dopo Cortina c’era Sappada come stazione sciistica importante; avevamo già due seggiovie, quella del Monte Siera e quella del Monte Ferro, e ogni borgata aveva il suo skilift. C’erano turisti inglesi che venivano qui, la stagione estiva andava da giugno a fine settembre; quella invernale dall’8 dicembre a Befana, poi un lieve calo a gennaio e quindi altro boom fino al 19 marzo».

Ma torniamo a Marco Pannella...

«Eravamo nel 2000, il segretario di Pannella era un sappadino e lo aveva convinto a trascorrere il Natale quassù. Entra in negozio, alto, con un bel pastrano, due sigari nel taschino. Io gli dico: “Sono onorato”. E lui risponde: “Sono onorato anch'io, ma c’è un problema, ho freddo ai piedi”. Guardo e vedo che indossa un paio di mocassini da città. E faccio: “Prima che ci mettiamo a trattare di scarpe, ci tengo a dirle che non condivido le sue idee”. Lui mi guarda perplesso e io proseguo: “Però lei è un oratore eccezionale e la ascolto volentieri”. Ricordo che gli ho dato un modello di dopo-sci “Record” della Tecnica, misura 47 o 48. Se li prova e soggiunge: “Sono abruzzese, siamo famosi per essere gente tosta, ma oggi ho trovato uno più tosto di me”, e se ne va. Poi ha telefonato a mio figlio Gianmarco, che lo aveva servito, per ringraziarlo. “'Ottime scarpe, mi saluti suo padre e gli dica che è un galantuomo”.

Altri personaggi famosi che sono passati da qui?

«Tanti, così al volo ricordo la giornalista Angela Buttiglione, l’attore Raul Grassilli, ma soprattutto Gianni Rivera, all’apice della carriera, nel 1964: a lui ho venduto calzetti della GM, all’epoca i migliori».

Poi come è cambiato il negozio?

«Alle scarpe avevamo aggiunto la vendita delle calze, poi di vestiario dal 1980. Era pieno boom economico e Sappada si riempiva di turisti, molto più di adesso. C’era meno concorrenza, la nostra cittadina era rinomata. Era l'élite del turismo. Poi dal 2007 mio figlio Gianmarco ha dato una svolta al negozio». «Sì», spiega il figlio, «da negozio generico siamo passati al tecnico da montagna, che è il mio mondo. Abbiamo ampliato il noleggio sci, iniziato già nel 1985, e adesso ne offriamo almeno 450 paia, rinnovati al 25% ogni stagione, poi scarponi, bob, ciaspe. La gente preferisce il noleggio dell’attrezzo, così da averlo nuovo ogni anno e da poterne provare diversi in stagione».



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