Province, c’è una proposta per tornare all’elettività

La Lega ha presentato un ddl che ripristina la situazione a prima della Delrio suffragio universale e indennità, senza cancellare la specificità montana

belluno

L’obiettivo non è nel “contratto di governo” tra Lega e Movimento 5 Stelle e nel breve periodo non ha molte chance di entrare all’ordine del giorno, ma il Carroccio assicura che la riforma delle Province è tra le sue priorità. L’argomento Province è tornato alla ribalta in questi giorni, in concomitanza con le scadenze di alcuni enti e in Veneto si sta rafforzando l’intenzione di procedere. La base potrebbe arrivare dal disegno di legge presentato in aprile dai senatori della Lega, che hanno predisposto un testo base che delega il governo a legiferare.

Il testo dedica due articoli alle Province e si sofferma di più sulle Prefetture, antico cruccio della Lega che le considera pressoché inutili e si propone di abolirle dopo aver analizzato caso per caso, trasferendo le competenze alle Province, ai Comuni, alle Regioni e alle Questure, lasciando solo le Prefetture regionali, specie lì dove rappresentano un importante presidio di governo sul territorio, cioè al sud.

Tornando alle Province la proposta leghista è semplice: abolire una serie di articoli della legge Delrio e in particolare quelli che disponevano l’elezione di secondo grado. Con l’articolo 1, il ddl 294, dunque, prevede: il ritorno all’elezione diretta del presidente della Provincia e dei consiglieri provinciali a suffragio universale e diretto; secondo il sistema elettorale del passato, cioè con il doppio turno in mancanza di un candidato presidente con la maggioranza assoluta dei voti dopo il primo turno; i collegi uninominali per l’elezione dei consiglieri; lo sbarramento al 3 per cento e il metodo d’Hondt per l’attribuzione dei posti in consiglio.

L’Articolo 3, invece, si sofferma sulle indennità. La legge Delrio, infatti, ha eliminato lo “stipendio” del presidente della Provincia e della sua giunta, mentre il ddl leghista prevede che il presidente abbia diritto a un’indennità che non potrà superare quella del sindaco del capoluogo della relativa provincia. I consiglieri provinciali, invece, percepiranno un gettone di presenza per commissioni e consigli, fino al limite di un sesto della retribuzione del presidente.

Il ddl 294 non cancella la Delrio nella sua interezza e conserva la validità dell’art. 1 comma 3, cioè quello che riconosce la specificità delle Province con territorio interamente montano, un articolo che, almeno sulla carta, potrebbe essere utile alla causa bellunese. Per quanto riguarda le Province, dunque, la proposta leghista potrebbe riportare la situazione indietro di 5 anni, restituendo piena operatività a questi enti, oltre ad una concreta rappresentatività e responsabilità politica, date dall’elezione diretta degli amministratori provinciali. Di fatto è ciò che il bellunese chiede da tempo e che è stato al centro del dibattito politico in tutte le più recenti campagne elettorali.

I tempi e l’esito del percorso parlamentare di questa proposta, tuttavia, restano incerti anche perché il Movimento 5 Stelle ha sempre definito inutili le Province e bisognerà capire se gli alleati di governo riusciranno a trovare un accordo su questo testo o quanto meno un compromesso che fermi la morte lenta delle Province. —



Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi