Protesta dei tabaccai «Vendite in calo e cresce l’illecito»

«Calano le vendite, cresce il mercato illecito e noi tabaccai non ce la facciamo più. Per questo abbiamo deciso lo stato di agitazione dell'intera categoria. Vogliamo un aumento dell'aggio sui tabacchi e non certo per arricchirci ma per sopravvivere».
È forte il grido di allarme di Flavio Soppelsa presidente provinciale dei tabaccai Ascom. «Con un 10% di aggio sul tabacco non ce la facciamo più, anche perché non c'è stato alcun adeguamento negli anni al costo della vita. Le sigarette con la crisi non si vendono più e poi abbiamo avuto dei problemi con le sigarette elettroniche nei primi mesi, che ora stiamo superando. Noi chiediamo un aggio che ci porti ad adeguarci ai costi attuali».
I tabaccai denunciano una condizione critica a livello finanziario. «Le nostre piccole aziende familiari sono a rischio e ciò non è più sostenibile. La nostra redditività è in costante calo e occorre un aumento dell'aggio per mantenerla almeno ai livelli del 2012. Ne va della sopravvivenza di una rete che per decenni è stata invidiata come una delle migliori. La situazione è pesante. Noi viviamo solo di aggio, che poi viene tassato al 100% e a cui vanno tolte le spese fisse. Nel bellunese, in qualche maniera siamo riusciti a sopravvivere perché le tabaccherie da noi sono collegate anche un alimentare, un bar o un albergo e il guadagno è complessivo, per quello stiamo ancora in piedi, a differenza di tanti altri», dice Soppelsa che avanza anche il timore che si possa giungere a un malcostume di sigarette di contrabbando.
«Una situazione pesante che ci ha costretti a dichiarare lo stato di agitazione tanto che siamo pronti a scendere in piazza».
In provincia sono 320 i tabaccai, la maggior parte concentrati a Belluno e Feltre, mentre i negozi esclusivi di tabaccheria sono meno della metà. Un numero che è destinato a calare: già una ventina di attività hanno chiuso perché sono piccole realtà e non c'è il ricambio. E tante sono in vendita anche se non si riesce a venderle perché non rendono più. Una volta l’attività si tramandava di padre in figlio, ora invece la situazione è troppo pesante perché le regole sono ferree e se si sbaglia si paga.
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