Pronto soccorso intasato dai codici bianchi anche al San Martino

BELLUNO. Anche al Pronto soccorso di Belluno i codici bianchi al triage superano il 40 per cento arrivando al 47, su più di 36 mila accessi all’anno (i dati sono del 2016 con conferma del tendenza al primo trimestre 2017). Tutto in linea con quanto avviene al Santa Maria del Prato di Feltre, dove la percentuale sfiora il 43 per cento su 30 mila accessi. E questo nonostante ci sia storicamente una difformità fra triage: quello di Belluno tende o tendeva ad assegnare come codice colore il verde e a ridurre la percentuale di bianchi. Feltre, invece, tende a riconoscere più codici bianchi in accesso e a rivedere, dopo visita e accertamenti del caso, il codice di lieve gravità (verde) in codice bianco alla dimissione, se il paziente non è in sofferenza.
I dati in entrata, cioè all’accettazione del paziente al pronto soccorso del San Martino, documentano per il 2016 18.506 codici bianchi, poco più di 15 mila verdi, 2993 gialli e 190 rossi. Il primo trimestre 2017 conferma la tendenza con 4749 bianchi, 4273 verdi, 852 gialli e 69 rossi. A livello regionale, si sta lavorando per la formazione del personale addetto al triage in modo da garantire uniformità di applicazione delle regole. Il triage è regolato da una deliberazione regionale, la 1888 del dicembre 2015. L’accettazione del paziente che accede ai Pronto soccorso è finalizzata ad acquisire informazioni necessarie e sufficienti a prestabilire le priorità assistenziali, dunque le modalità e i tempi di attesa, le aree di destinazione nella struttura nonché ad avviare i percorsi di presa in carico.
Uno dei primi aspetti su cui anche l’Usl Dolomiti sta lavorando per disincentivare il ricorso improprio o di comodo al pronto soccorso, è dunque quello di assegnare, in base a un “protocollo”, il codice colore. A livello regionale si sta lavorando per la formazione del personale addetto al triage in modo da garantire uniformità di applicazione delle regole. Ma il dubbio che si debba pagare il ticket, cioè la quota di compartecipazione finanziaria a carico del paziente, non sembra essere un valido deterrente. Specie ora che il pronto soccorso è diventato più performante: non c’è più il rischio di doverci passare la giornata. prima della diagnosi e della dimissione. Nove pazienti su dieci restano in Pronto soccorso meno di 240 minuti.
«L’organico ben sostenuto e l’organizzazione del lavoro messa in atto dal primario Gouigoux consentono all’unità operativa di rispettare sempre, o quasi sempre, le quattro ore», dice il direttore generale dell'Usl 1 Dolomiti, Adriano Rasi Caldogno. «L’alternativa al ricorso in ospedale, quando non ci sono situazioni di emergenza conclamata, ci sono. Eccome. C’è un ambulatorio per i codici bianchi al quale si accede in orario tardo serale e nei festivi quando non c’è il medico curante. C’è un servizio di continuità assistenziale, conosciuto ancora come guardia medica, che dà risposte ai bisogni nell’orario notturno. E ci sono le medicine di gruppo integrate con un arco diurno di dodici ore, dalle otto di mattina alle otto di sera. La macchina sanitaria, sia per Belluno che per Feltre, copre il fabbisogno e contribuisce a decongestionare il Pronto soccorso, il cui compito è quello di stabilizzare i pazienti più gravi. È necessario che la popolazione comprenda questo. E il primario Edoardo Rossi ha cercato di far passare più volte questo messaggio. Anche perché a rimetterci per gli accessi cosiddetti impropri, è soprattutto la struttura di Feltre che gestisce, con meno risorse, casi complessi».
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