Primario innocente sul tumore osseo del giovane portiere Inchiesta archiviata

Il dottor Ballotta scagionato dall’accusa di lesioni colpose Il calciatore aveva dovuto sottoporsi a un’altra operazione



Fisioterapia adatta. Archiviata l’inchiesta aperta sul caso della malattia del giovane calciatore feltrino Martino Zallot. Scagionato dall’accusa di lesioni colpose il primario del Centro Riabilitativo dell’ospedale di Lamon, Massimo Ballotta, che si era occupato del suo caso dopo un intervento chirurgico. Il portiere della Juve Mugnai prima e della Feltrese poi, aveva solo 20 anni quando nel 2014 gli era stato diagnosticato un tumore osseo. Un osteosarcoma che l’ha obbligato a interrompere l’attività sportiva e a sottoporsi a un’operazione in una struttura specializzata di Milano.

Tutto bene al risveglio dall’anestesia, ma è stato necessario applicargli una protesi all’altezza di un ginocchio. La fase della riabilitazione di un ragazzone alto quasi due metri si svolge al centro lamonese, che si occupa di pazienti di tutte le età, affetti da disabilità – siano esse transitorie o permanenti – dovute a diverse problematiche e li aiutano a recuperare le funzioni compromesse e a raggiungere il massimo livello di autonomia concesso dalla malattia di base e dalle risorse disponibili.

Ma dopo il periodo necessario, Zallot ha bisogno di un’ulteriore operazione ed è in questa fase che la famiglia chiede l’intervento della magistratura, affinché chiarisca se quanto fatto a Lamon possa essere stato la causa di questo nuovo ricorso alla chirurgia. Sostiene che la fisioterapia non sia stata quella adatta e il pubblico ministero apre un fascicolo per lesioni colpose a carico del dottor Ballotta, il medico che ha seguito in prima persona il paziente. L’uomo è difeso dall’avvocato Ferdinando Coppa, mentre Martino Zallot è tutelato da Davide Fent.

La Procura della Repubblica incarica un consulente tecnico che fa tutti gli accertamenti necessari e porta il pubblico ministero Gallego a chiedere l’archiviazione, in quanto l’accusa non è sostenibile. Non è stata la fisioterapia il problema. La famiglia Zallot presenta opposizione e il giudice dispone un’integrazione di perizia, il cui risultato conferma il primo. Nell’udienza dell’altro giorno, il giudice per le indagini preliminari Enrica Marson ha definitivamente archiviato. Non c’è altro da fare.

Martino Zallot aveva preso una botta in allenamento, come se ne possono prendere tante per chi fa il suo ruolo. Ma il dolore che sentiva non era il solito. Non basta il ghiaccio a farlo passare e ci vuole almeno una radiografia per cercare di capire se ci sia qualcosa di rotto. La lastra non evidenzia niente di particolare. Sarà la risonanza magnetica a evidenziare la presenza di un tumore osseo. È costretto a fermarsi e a cominciare un lungo percorso terapeutico. Anche ultimamente si è sottoposto a un controllo a Milano ed è andato tutto bene. Il ragazzo ha sempre una grande stoffa. —



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