Prevenzione ok, meno pazienti in dialisi

FELTRE. All'incremento dell'attività ambulatoriale si accompagna la diminuzione di persone che devono ricorrere all'emodialisi ospedalizzata per insufficienza renale terminale. E' questo quanto si legge dai dati diramati dall'unità operativa di nefrologia dell'ospedale di Feltre, in occasione della giornata del rene di oggi organizzata dalla federazione internazionale delle fondazioni per il rene e dalla società internazionale di Nefrologia. Nel corso del 2016, il servizio feltrino coordinato dal primario Andrea Bandera ha erogato circa 1.500 visite ambulatoriali e 360 visite per la dialisi peritoneale, quella che il paziente fa a domicilio.
Nel 2016 sono entrati in dialisi tredici nuovi pazienti di cui sette in emodialisi, cinque in dialisi peritoneale e un paziente trapiantato. Attualmente sono in carico all'unità operativa 56 pazienti in emodialisi, undici in dialisi peritoneale e 42 trapiantati. Ma si sottolinea dall'équipe di reparto che dal 2010 si assiste ad un trend di miglioramento: i pazienti in emodialisi sono scesi da 70 a 56, questo in parte per un grosso lavoro di prevenzione, con l'attività di ambulatorio, in parte per un incremento della dialisi peritoneale.
Nel corso del 2016, inoltre, è stato avviata e incrementata l'attività di nefrologia interventistica in cui il primario che proviene da Trento è specializzato, con 12 biopsie renali, 22 cateterismi venosi per dialisi, 10 cateteri peritoneali, 36 interventi di allestimento o rifacimento di fistole artero-venose, e 8 procedure endovascolari. Quasi il cinquanta per cento dei pazienti sottoposti a queste procedure provenivano da fuori Usl. È stato infine avviato un importante progetto in collaborazione con la Rsa di Lamon per eseguire la dialisi peritoneale in quella struttura e sono stati trattati tre ospiti.
«La prevenzione e la sensibilizzazione sono le migliori attività per fare in modo che questa malattia, spesso silente, non evolva fino a necessitare di trattamento emodialitico. Attraverso controlli periodici come esami di sangue e urine e un attento controllo della pressione arteriosa, insieme a un corretto stile di vita, permettono di prevenire o diagnosticare precocemente la comparsa di alterazioni della funzionalità renale e di rallentare la sua progressione», sottolinea il direttore Andrea Bandera.
In Italia, dove secondo i dati dello studio Carhes la prevalenza è del 7,5 per cento negli uomini e del 6,5 per cento nelle donne, per un totale di oltre quattro milioni di pazienti, la malattia renale si attesta al primo posto tra le malattie croniche per rilevanza epidemiologica, gravità e invalidità, peso assistenziale ed economico.
Questi numeri sono destinati ad aumentare nel tempo, soprattutto per il progressivo invecchiamento della popolazione. La prevalenza della malattia renale cronica, infatti, cresce con l'età. In più, chi soffre di deficit renale ha maggiori possibilità di sviluppare patologie cardio-vascolari, polmonari e persino infettive.
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