Pollicino, una casa diurna per bimbi poveri o in difficoltà

BELLUNO
Pollicino riordina le idee per proseguire nel suo lavoro, continuando a far sorridere i bambini di Petrosani. Il comitato bellunese da oltre 18 anni è al fianco dei suoi “figli” lontani, tra disabilità e disagio sociale: «Siamo gli unici a offrire gratuitamente un servizio simile nella zona», spiega Morena Pavei, presidente del comitato, «avevamo pronta una scaletta molto ricca di eventi per il 2020, ma la situazione ci costringe a ripensare il nostro programma. Ci siamo trovati davanti a situazioni anche peggiori, non ci arrendiamo, sapendo che possiamo sempre contare sui nostri preziosi volontari».
Il comitato Pollicino nasce ufficialmente nel settembre del 2002, a seguito di alcuni viaggi fatti negli anni precedenti dagli amministratori del Comune di Ponte nelle Alpi per siglare alcuni accordi e un gemellaggio con la città rumena di Petrosani, che al tempo contava una comunità molto importante – quaranta famiglie – di origine bellunese.
«Alla fine dell’Ottocento ci fu una grande migrazione da tutta la provincia di Belluno verso quelle terre, perché molto ricche di legname e pietra, materiali che i nostri conoscevano bene», racconta Pavei, «ora questa presenza si è molto ridotta, a causa delle condizioni non più favorevoli come un tempo. Così la zona di Petrosani è diventata una delle aree più disagiate del Paese, tanto che anche il governo rumeno la annovera tra le zone più depresse e critiche».
L’opera degli amministratori, quindi, dal semplice gemellaggio si è spostata verso la cura e l’assistenza alla comunità di quella città e in particolar modo ai bambini. «Inizialmente i viaggi consistevano nel portare generi di prima necessità e la nostra attività si svolgeva all’interno di uno stanzone malconcio», spiega Pavei, «poi dal 2002 ci siamo costituiti come associazione riconosciuta dalla Regione Veneto e il nostro sogno è diventato costruire una vera casa in città per i “nostri” bambini».
Il sogno si è poi realizzato nel 2008, dopo circa tre anni di lavori, e oggi quei bambini possono vivere un’infanzia più normale, almeno per alcune ore al giorno: «Ad oggi la casa funziona molto bene: abbiamo 12 dipendenti, tra personale qualificato, operatori socio-sanitari, cuoche e un autista tutti locali e a questi si unisce una direttrice psicologa molto brava e preparata», continua la presidentessa del comitato. «Con una spesa di circa 10 mila euro al mese, offriamo a 70-90 piccoli in situazione di grande difficoltà, una casa di circa mille metri quadri. Durante le ore del giorno permettiamo loro di trovare serenità e un livello di comfort purtroppo inimmaginabile nelle loro famiglie».
Casa Pollicino, infatti, non è un orfanotrofio, ma un centro diurno, che prevede il rientro a casa dei bambini nelle ore serali, per accoglierli nuovamente la mattina successiva: «Alcuni hanno alle spalle una famiglia, ma sono pochi. Gli altri vengono lasciati ai nonni o ad altri parenti», racconta Pavei, «dalla nostra casa-famiglia ricevono i servizi di prima necessità: i piccoli vengono raccolti dal nostro pulmino la mattina e vengono lavati e cambiati, perché purtroppo le condizioni igieniche sono molto precarie, fanno colazione e vengono poi seguiti tra giochi e riabilitazione, nel caso di bambini disabili. Seguono: un pasto caldo, i compiti e la merenda, prima di essere riaccompagnati a casa per dormire».
Con i viaggi bloccati e l’impossibilità di riunirsi in assemblea, per ora il comitato si concentra sulle attività a lunga scadenza e sfrutta il momento per sfornare nuove idee. «Viste le ultime disposizioni ci siamo riorganizzando completamente perché la nostra sede in via XXX aprile a Belluno è molto piccola e non possiamo ospitare pubblico», conclude la presidentessa, «di conseguenza stiamo ripensando anche il calendario di viaggi ed eventi che avevamo in mente per quest’anno. Speriamo che la situazione si risolva quanto prima, ma nel frattempo non ci fermiamo e usiamo questa pausa per preparare le prossime novità». —
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