Polemica per le vacche: bruna o pezzata?

LIVINALLONGO. Bruna alpina o Pezzata rossa: la scelta fa discutere a Fodom. Ma non solo. Le dichiarazioni del rappresentante dei Bacagn da Fodom (associazione allevatori) Olivo Daberto a margine della tradizionale Rassegna della Bruna alpina, e dalle quali si evinceva che gli allevatori fodomi starebbero pian piano passando dalla storica presenza sul territorio della prima a favore della seconda, hanno sollevato un acceso dibattito tra addetti del settore. Daberto, commentando sul Corriere delle Alpi la presenza, per il secondo anno consecutivo alla manifestazione zootecnica di Arabba, anche di alcuni esemplari di Simmental (com’è comunemente chiamata anche la tipica mucca a chiazze bianche e rosse) aveva spiegato che questa razza «meglio si adatta alla montagna e permette inoltre, una redditività, sia dalla vendita del latte che dalla carne». La scelta per un allevatore di avere in stalla capi di una razza piuttosto che di un'altra dipende da diversi fattori; spesso economici, imprenditoriali. Va da sè che considerazioni ed elogi sulla pezzata rossa, fatti tra l’altro nell’ambito di una rassegna dedicata prettamente alla Bruna alpina hanno sollevato le rimostranze dei “brunisti”, chi alleva solo la Bruna alpina. Tra questi Paolo Degasper, membro delle commissioni provinciale e regionale per sviluppo e ricerca genetica a miglioramento di questa razza. «Vorrei precisare», spiega Degasper «che la presenza alla Rassegna di alcuni esemplari di Pezzata Rossa era solamente dimostrativa. I capi non erano in concorso e non c’erano valutazione e premio conseguente. Per questo noi, sia a Fodom che in Provincia, che da anni lavoriamo con notevoli sforzi per valorizzare la Bruna alpina, sforzi che a Fodom si concretizzano con la Rassegna, siamo rimasti basiti. Qui la Bruna alpina ha una tradizione ben radicata, che resta e resterà ben presente sulle nostre montagne. Il perché è presto detto. Sono 40 anni che si lavora sulla selezione genetica di questa razza per migliorarla e fare in modo che produca latte e di conseguenza prodotti di qualità. I dati parlano chiaro: quello della Bruna alpina è in assoluto il latte migliore per la caseificazione. Le bestie sono longeve, producono mediamente sui 30 kg di latte al giorno e si adattano bene ai pascoli alpini. Poi come sempre questi risultati dipendono anche dalla professionalità dell’allevatore. Non voglio con questo sminuire le altre razze», continua Degasper. «E rispetto chi fa altre scelte. Ma non possono certo essere le decisioni di uno o due imprenditori a scardinare una storica presenza della Bruna alpina in valle ed in generale sulla montagna. In conclusione quindi, si è trattato di considerazioni sulle quali si può sempre discutere, ma fatte nel contesto sbagliato».
Lorenzo Soratroi
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