«Piste e impianti su aree non sciabili»

ROCCA PIETORE. Trento progetta nuovi impianti in Marmolada, ma il Prg in vigore, mai aggiornato, non li prevede. A lanciare l’allarme è Mario Vascellari, patron delle funivie della Marmolada: «Bene il progetto ma così le piste e gli impianti della parte bellunese rischiano di restare un pesce fuori d’acqua. E poi non si parla della strada del Passo Fedaia».
Il nuovo piano di sviluppo della Marmolada presentato dalla Provincia di Trento, che prevede la realizzazione di due impianti tra passo Fedaia, Pian dei Fiacconi e Sass Bianchet rischia di partire zoppo per una questione burocratica di non poco conto. Gran parte della zona del ghiacciaio dove sorgeranno i due impianti e gli skiweg di collegamento tra Punta Rocca e Sass Bianchet e tra Sass Bianchet e la pista che porta a Serauta, negli attuali strumenti urbanistici in vigore non è considerata area sciabile.
A far notare il paradosso è Mario Vascellari, presidente della società “Funivie Marmolada”, che dal 1965 gestisce le tre funivie che portano a Punta Rocca. «Premetto», spiega, «che del progetto della Provincia di Trento so solamente quanto ho appreso dai giornali. E da quanto ho letto, devo dire che non c’ho capito molto. Trento, infatti, così c’è scritto, vuole realizzare i due impianti senza cambiare la destinazione urbanistica dell’area. Ma se così fosse allora, gli impianti e le piste chiamamole “bellunesi”, attualmente esistenti, resterebbero un pesce fuor d’acqua. Ovvero ci sarà un impianto ma senza pista».
Ci può spiegare ?
«Immagini», continua Vascellari, «un telo bianco che rappresenta il ghiacciaio. Sulla parte sinistra c’è una striscia che corrisponde all’area sciabile tra la partenza della seggiovia Sass de Mul e Serauta. Sulla parte destra c’è un’altra striscia rossa che rappresenta l’area sciabile da passo Fedaia all’arrivo dell’attuale cestovia. Questo è quanto prevede lo strumento urbanistico attuale».
Ma come. Non sono inserite le piste e gli impianti da Punta Rocca Serauta?
«No, al momento non ci sono».
Un’errore che si trascina in seguito alla definizione dei confini?
«Si. Trento non ha aggiornato lo stato di fatto che ha ereditato. Con il Patto per la Marmolada del 2002 il Veneto rinunciava alle cause legali in cambio di uno sviluppo. Dopo 11 anni Trento ha finalmente fatto questo passo, ma senza considerare piste e impianti esistenti. Per questo mi chiedo come si farà a farli senza cambiare il Prg».
Nel complesso, come giudica lei questo progetto?
«Positivo, anche perché, mi permetta una punta di orgoglio, ricalca quanto avevamo concordato con Luigi Casanova (di Mountain Wilderness ndr)».
Che non voleva altri impianti a Punta Rocca, vero?
«Si. Anche perché tecnicamente non si potevano fare. A Punta Rocca non c’è spazio e per raggiungerla, bisognerebbe superare Sass Bianchet con un palo alto 60 metri. Troppo impatto».
«Ciò che non mi convince», conclude Vascellari, «è che non si parla della strada del passo. Non è possibile che si isoli l’Agordino solo perché Trento spende soldi a San Martino di Castrozza o Marileva e non si interessa del Fedaia. Quella strada va resa percorribile e sicura».
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