Piscina di Tambre, Comune al lavoro per riaprirla

Sfuma l’ipotesi di farne un centro di riabilitazione per l’Ulss, la giunta Bona punta a riqualificarla per ridurre le spese di gestione

Ezio Franceschini
La piscina comunale di Tambre
La piscina comunale di Tambre

Mettere mano alla piscina di Tambre dal punto di vista dell’efficienza energetica per poterla riaprire prima che la prolungata chiusura la renda definitivamente inutilizzabile. È la strada che sta percorrendo il Comune di Tambre, impegnato a cercare una soluzione che permetta di rimettere in funzione l’impianto natatorio, in disuso dal 2018.

La chiusura definitiva della piscina, che ha sempre avuto una vita travagliata, è avvenuta dopo alcuni tentativi, rivelatisi infruttuosi, di affidarne la gestione a delle società sportive. Il suo ripristino e la sua riqualificazione sono ora all’attenzione della nuova amministrazione comunale, con il sindaco Sara Bona che dal suo insediamento ha presieduto due incontri per la soluzione del problema.

A ottobre, osservando le promesse elettorali, il sindaco si è confrontato con il direttore generale dell’Ulss 1 Dolomiti, Maria Grazia Carraro, per valutare la possibilità che l’impianto diventi un centro per la riabilitazione sportivo-funzionale in acqua. «Abbiamo apprezzato la disponibilità della dirigente», commenta Sara Bona, «che però ci ha chiarito i motivi per i quali questa strada non è percorribile. Secondo la programmazione sanitaria regionale, infatti, il riferimento per la riabilitazione a livello provinciale è Lamon e per questo finanziamenti e interventi si concentrano su tale struttura. Inoltre, il numero di pazienti cui viene prescritta la riabilitazione in acqua è esiguo e potrebbe contribuire solo in minima parte all’eventuale sostenibilità dell’impianto natatorio. Altro punto limitante è l’attuale difficoltà a reperire le figure professionali necessarie per strutturare l’attività in acqua secondo gli standard previsti».

Sara Bona, sindaco di Tambre
Sara Bona, sindaco di Tambre

Nel corso del medesimo incontro sono state prese in esame anche soluzioni che potrebbero essere valutate nel caso di una riconversione degli spazi: «Una palestra, per esempio, potrebbe essere utile per attività dedicate a pazienti con patologie come il diabete, o malattie cardiovascolari. In questo senso però, come amministrazione, ci stiamo già muovendo sfruttando gli spazi della scuola, in collaborazione con associazioni come l’Assi Onlus».

Oltre all’incontro con l’Ulss, sono proseguiti inoltre i contatti con una società esperta nella gestione di impianti natatori, che l’amministrazione aveva incontrato già ad agosto. Recentemente, le riflessioni si sono concentrate sulla necessità di abbattere il più possibile le spese termiche ed elettriche dell’impianto a fronte dell’impennata dei costi: un presupposto imprescindibile per concretizzare la riapertura dell’impianto nella sua forma attuale.

«Abbiamo deciso di svolgere un’analisi energetica complessiva della struttura per andare a individuare e quantificare i possibili interventi per contenere le spese, sebbene grazie a quanto realizzato dalle amministrazioni di Oscar Facchin i costi per il riscaldamento siano già stati abbattuti con l’impianto a cippato», chiarisce Bona, «tale analisi potrebbe essere funzionale anche per valutare la partecipazione ai bandi per il finanziamento di interventi di riqualificazione, come quelli che vengono attualmente emanati dal ministero dello Sviluppo economico, proprio per far fronte agli aumenti. L’amministrazione è convinta della necessità di rimettere a valore questa struttura comunale prima che la sua prolungata chiusura possa comprometterne la funzionalità».

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