Picchiano un uomo per farlo aderire ai Cultist

Due nigeriani indagati per tentata estorsione e lesioni per conto di una non meglio identificata organizzazione criminale 



Chi sono i «Cultist»? Secondo Hillary Orieso e John Njise, indagati per tentata estorsione e lesioni aggravate, si tratta un gruppo criminale al quale affiliarsi al più presto e in maniera economicamente vantaggiosa. I due nigeriani sono accusati di averle date a un connazionale, per costringerlo a sborsare 40 euro e aderire.

Un’offerta speciale. Secondo la tesi della Procura della Repubblica, il 21 ottobre di tre anni fa, durante una festa di compleanno a Pieve, i due hanno avvicinato questa terza persona in bagno e, per convincerlo, si sono permessi di colpirlo con un bastone alla gamba destra, oltre a minacciarlo che l’avrebbero seguito e ucciso, se non si fosse iscritto a questa non meglio identificata organizzazione e non avesse versato i soldi richiesti, nel giro di poco più di una settimana.

Di fronte alle sue rimostranze, a forza di dargliele, gli hanno provocato quello che i medici hanno sintetizzato in «contusioni multiple in esiti da aggressione» per una prognosi complessiva di sei giorni. Non sarebbe nemmeno un tempo di guarigione lungo, ma è contestata lo stesso l’aggravante, per via dell’utilizzo di un bastone, cioè quella che a modo suo è un’arma.

Le indagini dei carabinieri di Vigo di Cadore si sono chiuse e tutto sarebbe pronto per provvedere al rinvio a giudizio chiesto dal pubblico ministero D’Orlando; il problema è che sia Orieso che Njise se ne sarebbero andati. Entrambi sono stati dichiarati irreperibili e non si trovano. Il primo è difeso dall’avvocato Licini, il secondo da Pauletti, ma nemmeno i due legali d’ufficio hanno la minima idea di dove possano trovarsi in questo momento. Potrebbero anche essere tornati in Nigeria, dove non sarebbe per niente facile trovarli.

Nell’udienza preliminare di ieri mattina, il gup Marson non poteva che disporre nuove ricerche da parte della polizia giudiziaria e rinviare a quando ci sarà qualche speranza di averli in tribunale. Non è escluso che non sappiano di essere a processo e hanno tutto il diritto di esserne al corrente, in maniera da potersi difendere. Non si sa se abbiano intenzione di tornare in Italia, ma fino a quando non ci sarà qualche certezza, non si potrà provvedere al loro rinvio a giudizio, in alternativa al proscioglimento. —

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