Piazzale dello stadio: si chiamerà “22.39” in ricordo del Vajont

PONTE NELLE ALPI. Il Comune di Ponte nelle Alpi ricorda le vittime della tragedia del Vajont intitolando loro una piazza. E lo farà nel piazzale dello stadio comunale "Orzes" di Polpet, posizionando un cippo con una targa su cui è stata impressa un’incisione significativa: “22.39”, l’ora di quel maledetto 9 ottobre 1963 in cui una frana gigantesca provocò un’onda che, in pochi secondi, cancellò un territorio e 2 mila vite umane. La cerimonia di intitolazione si terrà sabato 27 luglio, nel corso di una giornata tutta dedicata al disastro, a 50 anni di distanza.
Ponte risponde così all’appello con cui qualche mese fa il sindaco di Longarone Roberto Padrin, su indicazione di una sua concittadina, invitava tutte le amministrazioni della provincia a intitolare una via o una piazza a ricordo del disastro. «Il percorso di Ponte nelle Alpi legato alla memoria del Vajont è iniziato già molto tempo fa», sottolinea l’assessore Paolo Vendramini. «Già nel 2004 con i comitati frazionali di Polpet e Nuova Erto avevamo deciso di creare un momento simbolico portando la pietra rossa di Erto». «Non dimentichiamo poi», aggiunge Vendramini, «che alcuni fondi del dopo Vajont sono stati destinati a suo tempo all’area sportiva di Ponte». E proprio una frazione pontalpina, Nuova Erto, già dal nome lascia emergere quella che è la sua origine: dopo la tragedia del Vajont le nuove abitazioni destinate agli abitanti di Erto e Casso (risparmiati dalla furia delle acque rispetto alle frazioni vicine) furono costruite in altri comuni. Oltre a Nuova Erto, i nuovi quartieri di Cimolais e Claut, per fare un esempio.
«Per la piazzetta abbiamo pensato a un nome che rimanesse impresso nel ricordo», evidenzia Vendramini. «In questo senso è stata scelta l’indicazione dell’orario in cui è iniziata la tragedia. Questa intitolazione è un atto assolutamente doveroso, per onorare la memoria delle vittime, dei superstiti e dei sopravvissuti e perché disastri del genere non accadano più». E del resto l’impegno profuso da Ponte nelle settimane successive al 9 ottobre di 50 anni fa non è da trascurare. Ne sa qualcosa Giovanni Bortot, che all’epoca della tragedia era vice sindaco del Comune. «Furono tantissimi i volontari che si rimboccarono le maniche per portare un aiuto», ricorda Bortot. «Avevamo raccolto 250 salme. E dato un sostegno agli operai rimasti senza lavoro. Momenti terribili in cui la solidarietà umana doveva fare la differenza». Il pomeriggio del 27 luglio allo stadio comunale, oltre all’intitolazione, prevede una serie di eventi sportivi. «Abbiamo ritenuto che lo sport, in quanto coinvolge tutte le generazioni», precisa Vendramini, «sia un buon veicolo per trasmettere un messaggio importante come quello del ricordo di una catastrofe della portata di quella del Vajont».
Martina Reolon
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi