Perizia sull’anziano «Sesso compulsivo per i danni cerebrali»

Colpo di scena nel processo al massaggiatore trevigiano accusato di violenza sessuale da quattro giovani calciatori
Di Roberto Curto

CROCE D’AUNE. La difesa dell’anziano trevigiano di 79 anni accusato di violenza sessuale su minori per avere costretto nell’estate del 2011, quattro giovani sportivi di una squadra della Castellana a subire palpeggiamenti e rapporti orali nella sua casa di montagna a Passo Croce d’Aune ha calato un asso inatteso. Una perizia chiesta dall’avvocato Luigi Fadalti e redatta dallo psichiatra Antonio Augusto Rizzoli pone il dubbio che l’anziano non fosse in grado — a causa di traumi e malattie che ne hanno segnato l’esistenza — di controllare i propri istinti sessuali a causa di una parafilia (una sorta di brama sessuale) su base organica sfociata in omosessualità senile.

Una variabile gettata del dibattimento quando ormai l’istruttoria stava per chiudersi con una situazione processuale indubbiamente pesante per l’imputato ancora oggi agli arresti domiciliari. Il medico sostanzialmente sostenuto che i pregressi psichiatrici della madre, l’attitudine al bere, una seria forma di diabete e i postumi al cervello dovuti a un brutto incidente automobilistico comprometterebbero in maniera significativa la capacità di intendere e volere del massaggiatore relativamente proprio ai fatti che gli vengono contestati. «La malattia vascolare», ha spiegato lo psichiatra, «sfocia nella demenza sottocorticale e colpisce la volontà. Un atteggiamento compulsivo verso il sesso che prende il sopravvento e che può giustificare l’atteggiamento tenuto dall’imputato».

Pubblico ministero e parte civile hanno incalzato il medico per cercare di smontare le conclusioni della consulenza. L’ipotesi che l’uomo si potesse avvalere di simili circostanze per alleggerire la propria posizione processuale non era mai stata paventata nel processo e finora le uniche consulenze dei periti, commissionate dalla parte civile, avevano riguardato i giovani calciatori e i danni da loro riportati in quanto vittime degli abusi. Il presidente del tribunale Trentanovi ha stabilito la discussione per mercoledì 6 marzo in quanto il giorno prima terminano i termini degli arresti domiciliari.

Sono quattro i ragazzi che hanno raccontato quegli incontri a sfondo sessuale avvenuti nella casa di montagna dell’anziano nell’estate di due anni fa in occasione di un invito che l’uomo aveva fatto a un gruppo di calciatori di 14-15 anni per trascorrere una decina di giorni in montagna. I racconti dei ragazzi hanno sostanzialmente confermato le accuse nei confronti dell’anziano e anche i genitori delle vittime, costituitesi parte civile, sembravano avere delineato chiaramente la situazione, riportando le confessioni che i loro figli gli avevano rivelato. Dalla denuncia ai carabinieri era scattata poi l’indagine e al lungo processo. Resta da capire quale peso potrà avere in fase di discussione questa consulenza. Il pubblico ministero Simone Marcon e la parte civile hanno rifiutato l’ipotesi di disporre una perizia psichiatrica.

Il 6 marzo si svolgeranno la requisitoria del pubblico ministero e le arringhe degli avvocati. Poi ci sarà la sentenza.

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