Per il futuro si pensa alla carne di selvaggina doc

 
CANSIGLIO.
Il cervo doc del Cansiglio potrebbe presto entrare a far parte del menu dei ristoranti locali. L'ipotesi, al momento, è legata all'abbattimento di una cinquantina di cervi nella zona demaniale.  «Il ricavato della vendita della carne lavorata per questo uso servirà a sostenere alcune spese per il Piano, le ricerche sanitarie e i rimborsi agli allevatori», ha sostenuto ieri mattina Carlo Citterio, responsabile dell'Istituto di zooprofilassi delle Venezie, «cerchiamo di far rendere questa operazione, anche sotto questo punto di vista».  Per Paola Berto, dirigente di Veneto Agricoltura in Cansiglio: «La prospettiva è che i ristoranti locali possano disporre di un prodotto con una sua tracciabilità e cioè che abbia il marchio del Cansiglio».  Le riserve di caccia alpine, di conseguenza, potrebbero essere interessate a cedere un certo quantitativo di carne di cervo doc ai ristoranti e ai macellai, commercializzandola attraverso le comuni pratiche burocratiche e sanitarie che regolano questa attività.  Una possibilità questa che verrebbe, almeno in parte, a sanare un paradosso di cui non tutti forse sono a conoscenza. La selvaggina servita nei ristoranti infatti, proviene, salvo eccezioni limitate, da Paesi esteri come Nuova Zelanda, Spagna, Croazia e Slovenia. Quella ipotizzata sarebbe una nuova opportunità che darebbe modo di rafforzare la vocazione turistica del Cansiglio anche sotto l'aspetto gastronomico. (e.f.)

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