Pensioni, «conti da rifare» Cgil in piazza a Torino

BELLUNO. «Pensioni: i conti non tornano», dice la Cgil. «Aprire vertenze con una legislatura ormai a fine corsa non avrebbe senso», afferma la Uilm. La trattativa con il Governo che si è chiusa...
BELLUNO. «Pensioni: i conti non tornano», dice la Cgil. «Aprire vertenze con una legislatura ormai a fine corsa non avrebbe senso», afferma la Uilm. La trattativa con il Governo che si è chiusa martedì della scorsa settimana ha visto emergere da parte delle sigle sindacali posizioni tra loro differenti. Ma c’è anche un elemento comune: la volontà di mantenere la piattaforma unitaria siglata nel 2015 e di continuare l’impegno volto a una riforma che blocchi l’innalzamento illimitato dei requisiti per andare in pensione, sostenga sviluppo e occupazione, garantisca futuro ai giovani.


«Noi continuiamo la mobilitazione. La trattativa con il Governo si è chiusa con un testo in cui è presente qualche segnale positivo. Ma per il resto le proposte non sono soddisfacenti», ha sottolineato De Carli, segretario generale Cgil Belluno. «Roma si è limitata a dare dei “bonus”, dei “contentini”. E questo non è sufficiente». Non a caso, anche una delegazione bellunese con i pensionati dello Spi sarà presente sabato alla manifestazione che si terrà in piazza San Carlo a Torino. Pronti alla partenza ci sono già una corriera e un pulmino da nove posti, ma le adesioni sono ancora aperte e la Cgil conta di superare i 100 partecipanti.


«La piattaforma del 2015 prevede tre punti fondamentali: il mantenimento dei 41 anni di contributi; la flessibilità in uscita a partire dai 62 anni; la salvaguardia delle pensioni per le future generazioni», ha ricordato De Carli. «Purtroppo i presupposti per una riforma organica del sistema previdenziale ancora mancano. Per questo non possiamo fermare la mobilitazione. Fermo restando che vogliamo mantenere l’unità tra sindacati ottenuta con tanta fatica».


De Carli, insieme a Monica Bordin del Patronato Inca, ha poi parlato del percorso avviato anche in provincia per garantire la flessibilità dell’ingresso alla pensione: 301 (di cui 138 dalla Cgil) le domande inoltrate per l’Ape sociale e i lavoratori cosiddetti “precoci”. «Domande che, nonostante avessero i requisiti previsti, sono state respinte tra il 70 e l’80% dei casi», ha fatto presente la Bordin. «Quanto a quelle inviate tramite la Cgil, su 52 domande per l’Ape, una ventina ha avuto risposta positiva e 6 sono in fase di riesame; sulle 96 per i “precoci”, solo 16 sono state accettate e una quarantina è oggetto di rianalisi».


«Il percorso unitario avviato due anni fa ha permesso di raggiungere alcuni importanti risultati», ha evidenziato Carlo Biasin, segretario regionale Uilm. «Per esempio, la cancellazione della penalizzazione per chi va in pensione prima dei 62 anni o la gratuità della ricostruzione del percorso pensionistico per coloro che hanno lavorato, in carriera, in più di una realtà».


Nel tavolo avviato quest’anno i sindacati hanno chiesto al Governo una revisione del meccanismo di calcolo dell’adeguamento dei requisiti pensionistici alla speranza di vita. «I dati Istat considerano l’intera popolazione e quella che emerge è una “media del pollo”, che genera grandi ingiustizie», ha aggiunto Biasin. «Per questo s’è chiesta la costituzione di una commissione tecnica che approfondisca settore per settore le attività gravose, al di là delle 15 categorie finora riconosciute.


La Uilm ha evidenziato che vanno affrontate in modo più deciso la separazione tra previdenza e assistenza e l’anticipo pensionistico per le donne». Uilm convinta che aprire vertenze con un Governo in scadenza non sia utile. «Lavoriamo invece in modo unitario per portare le nostre proposte a chi governerà il paese dopo le elezioni», ha concluso Biasin.


Martina Reolon


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