Paziente non amputata morì a casa sua, i due medici non hanno responsabilità

Assolti con formula piena i dottori Centofanti e Salfi: «Rifaremmo esattamente tutto quello che abbiamo fatto»



Medici senza colpe. Assolti dall’accusa di omicidio colposo Francesco Centofanti, direttore dell’Istituto Codivilla Putti di Cortina, e Cosimo Salfi, dirigente medico di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale San Martino di Belluno.

I due sanitari erano stati portati in tribunale per la morte di Angela Bauso, una paziente che non era stata amputata ad una gamba ed è morta dopo essere tornata in Sicilia: formula piena perché il fatto non sussiste, ha sentenziato il giudice Feletto.

Il suo decesso non ha responsabili: quattro dottori siciliani, che non erano intervenuti chirurgicamente quando la situazione era più favorevole e non c’era il massimo grado di pericolosità, erano stati prosciolti. Nemmeno andati a processo.

La Procura della Repubblica di Belluno, invece, dopo aver ottenuto il rinvio a giudizio con il sostituto procuratore D’Orlando, aveva ritenuto provata la responsabilità penale dei due medici e chiesto la condanna a un anno di reclusione con il pubblico ministero di udienza Rossi. Secondo l’accusa, Salfi avrebbe dovuto trattenere la paziente a Belluno senza farla tornare a Cortina, dal momento che lassù l’intervento non si poteva fare; Centofanti avrebbe dovuto attivare una procedura di urgenza anche telefonando a un ortopedico bellunese e propiziando l’intervento. In sostanza, non ha tutelato gli interessi della paziente. La famiglia Bauso aveva aggiunto la richiesta di un risarcimento danni di 1 milione e 350 mila euro, tramite l’avvocato Lo Giudice del foro di Enna.

Al di là del fatto che la paziente non aveva espresso dissenso all’amputazione, è emerso che Centofanti e Salfi hanno fatto quello che dovevano fare, come avevano sottolineato i difensori Patelmo e Xaiz al momento di chiedere l’assoluzione.

Nell’udienza di ieri non ci sono state repliche da parte della Procura, di conseguenza hanno dovuto tacere anche le altre parti. Non rimanevano che pochi minuti di camera di consiglio, la sentenza di assoluzione e 90 giorni per la scrittura delle motivazioni. Tre mesi per sapere su quali basi concrete è fondata la sentenza.

Angela Bauso morì nel 2013, dopo essere tornata nella sua terra. Aveva 65 anni quando era deceduta, dopo aver risalito l’Italia fino alle Dolomiti per farsi curare al Codivilla Putti di Cortina, uno dei centri più qualificati per la cura delle malattie legate all’osteomielite. Aveva già girato diverse strutture ospedaliere in Sicilia e il dottor Palumbo le aveva consigliato di rivolgersi a Centofanti. Per via di un’infezione all’altezza di un ginocchio operato, era diventata necessaria un’amputazione che però a Cortina non si poteva fare, in ogni caso, vista la mancanza di un reparto di terapia intensiva.

Ieri Francesco Centofanti è uscito dall’aula al primo piano del palazzo di giustizia con una conferma: «Rifarei tutto quello che ho fatto. Ero sicuro di aver operato per il meglio e anche questa sentenza mi dà ragione. Non ho mai amputato un paziente, preferendo sempre salvare l’arto e aggiungo che i periti andrebbero scelti meglio, perché ho sentito diverse cose sbagliate in aula da parte di alcuni colleghi».

Critiche contro le consulenze di parte anche da Cosimo Salfi, che aveva ottenuto una sorta di assoluzione da parte dello specialista della famiglia Bauso («Salfi ha operato bene. Aveva consigliato l’amputazione ed era l’unica cosa da fare»): «Perizie fatte male, dopo che eravamo stati ingiustamente portati a processo», sottolinea il medico, «la vicenda si sarebbe potuta chiudere alla fine delle indagi ni preliminari e, invece, abbiamo dovuto aspettare addirittura sette anni per arrivare a una sentenza di assoluzione. Non poteva che andate a finire in questa maniera». —



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