Pattuglia insultata: condannato
BELLUNO. «Non mi chiamo da solo, mi chiamano gli altri». Quella che forse voleva essere una battuta di spirito d’altri tempi, è diventata il reato di rifiuto d’indicazioni sulla propria identità personale.
La frase precedente «voi non siete niente», poi, non era certo stata percepita come un complimento, ma come oltraggio a pubblico ufficiale.
E così Emilio Marcucci è stato condannato dal giudice Riposati a cinque mesi di reclusione, come richiesto dal pubblico ministero Rossi.
Durante le vacanze estive, un nuorese residente a San Vito al Tagliamento si trovava a Cortina. Due carabinieri della Compagnia ampezzana lo incrociano in un contesto non meglio identificato, ma sicuramente in un luogo pubblico e alla presenza di altre persone, e gli chiedono un documento d’identità.
Niente di strano, al di là della reazione scomposta dell’uomo, che aggredisce verbalmente entrambi i componenti della pattuglia.
Non era disposto a mostrare nulla, perché secondo lui di fronte non aveva nulla. Impossibile anche sapere solo come si chiamasse, per il ragionamento di prima: sono gli altri che lo chiamano. Nel giro di cinque minuti, l’uomo ha collezionato un paio di reati, finendo di conseguenza in tribunale.
Ieri mattina è stato giudicato colpevole di entrambi i reati contestati e condannato a cinque mesi di reclusione, nonostante una richiesta diversa formulata dal proprio difensore di fiducia Attanasio del foro di Pordenone. (g.s.)
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