Patrimonio Ricci: sbloccati i 20 milioni per i lontani parenti

Venti milioni di euro: divisi per quanti? L’eredità di Guido Ricci, l’anziano milionario di Belluno che viveva come un barbone ed è morto nel settembre 2013 nella casa di riposo di Meano di Santa Giustina, sta per essere scongelata. È l’effetto del ricorso presentato dal medico Maurizio Guglielmo contro la sentenza di condanna in primo e secondo grado a cinque anni e quattro mesi per circonvenzione d’incapace, che è stato giudicato inammissibile dalla Cassazione.
La sentenza è definitiva e si tratta di aspettare che passi in giudicato. Parallelamente c’è una causa civile promossa dalla famiglia dell’erede veneziano Daulo Foscolo e da quello trevigiano Antonio Fanna, perché ci sono quattro testamenti olografi nei quali Ricci nomina Guglielmo come unico erede universale. Dovrebbe diventare carta straccia, dopo il pronunciamento della suprema corte, ma solo nel mese di dicembre ci sarà la precisazione delle conclusioni, davanti al giudice Anna Travia. Il cugino di quinto grado (fratello del nonno materno) e conte Fanna è rappresentato dall’avvocato Annamaria Coletti, mentre il veneziano Foscolo è deceduto e gli sono subentrati moglie e due figli, che continuano ad affidarsi a Cristiano Alessandri.
C’era una decina di persone, non di più, ai funerali in Duomo: quel giorno aveva rivendicato la propria parte di eredità anche un padovano di nome Corrado Luisatti, che sosteneva di essere cugino di sesto grado, ma non sarebbe finita così, perché negli ultimi mesi sarebbero spuntati anche due parenti alla lontana romani, non meglio identificati, che chiedono la loro brava fetta. La cosa certa è che esiste un patrimonio molto consistente in contanti, titoli e appartamenti e negozi a Venezia, dietro piazza San Marco e al Lido. Case anche a Belluno, in via Lambioi e addirittura una ad Acapulco, in Messico. Il fratello di Guido Ricci, Giulio era uno dei più conosciuti playboy e aveva un alloggio anche a Saint Tropez, sulla Costa Azzurra francese.
Ricci non aveva alcun erede diretto. Non si era mai sposato e non aveva figli. Era alto, magro e indossava una palandrana color cammello. Non sempre quella: si racconta che ne avesse altre, ma della stessa tonalità. Frequentava tutti gli eventi pubblici che prevedevano un rinfresco e il giorno dopo passava immancabilmente nella redazione del nostro giornale a chiedere se ci fossero delle fotografie che lo ritraessero. Ne faceva collezione. Non spendeva mai un soldo e riusciva spesso a farsi offrire un caffè o un tramezzino al vecchio Caffè Commercio, in piazza Vittorio Emanuele.
Maurizio Guglielmo, invece, rischia il carcere. Giovedì non c’era nessuno in Cassazione a rappresentarlo, perché il legittimo impedimento dell’ultimo legale non è stato considerato tale: «Il ricorso è inammissibile», sottolinea l’avvocato Coletti, «è stato un processo lungo e impegnativo dal 2011, ma l’accusa ha retto fino in fondo e questo è motivo di soddisfazione». —
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