Patrik Marmolada, ascensione in solitaria a 16 anni

SAN TOMASO AGORDINO. Ci sono imprese che, per essere più memorabili, vanno fatte in solitaria: per il desiderio di superare i propri limiti ma anche, forse, per il piacere di essere gli unici a poterle raccontare.
E ci sono ragazzi che la vocazione per la montagna ce l’hanno stampata non soltanto nel cuore, ma anche nel nome.
Patrik Marmolada, sedicenne di San Tomaso Agordino, è reduce da una piccola impresa – «una sfida prima di tutto con me stesso», dice – che ha deciso di raccontare. A parole ma anche per immagini, sul canale Youtube che porta il suo nome, con un video dal titolo “From home to 3309m”: da casa alla seconda cima della Marmolada. Il giovane agordino, infatti, è partito da casa sua in bici con gli sci e l’attrezzatura da scialpinismo sulla schiena. Raggiunto passo Fedaia a suon di pedalate, vi ha lasciato la bicicletta ed ha iniziato l’ascesa fino a Punta Rocca. Una volta arrivato, ha avuto giusto il tempo di godersi l’incredibile panorama e la prima parte della sfida, per poi ridiscendere, risalire in sella e tornare a casa prima che si facesse buio.
«Sono partito da casa mia, ad Avoscan di San Tomaso, 800 metri di altitudine, alle otto di mattina. La vera sfida è stata partire da casa in bicicletta. Ho sempre fatto alpinismo e scialpinismo, spesso in solitaria. Ma questa volta volevo fare qualcosa di diverso, poiché probabilmente si tratta della mia ultima uscita stagionale: volevo partire da casa ed arrivare a casa autonomamente, in bicicletta. Così mi sono caricato tutto l’armamentario per lo scialpinismo sulla schiena. Non è stato facile perché l’attacco dello sci batteva sulle ginocchia. Inoltre l’attrezzatura era piuttosto pesante. In ogni caso sono arrivato a Passo Fedaia. Ho lasciato lì la bicicletta ed ho indossato gli abiti e le attrezzature per salire sulla seconda vetta della Marmolada, ad un’altezza, appunto, di 3309 metri sul livello del mare. Sono poi ridisceso, fino ad arrivare a casa verso le 17. In questa sfida ho affrontato un dislivello positivo di 2500 metri ed ho percorso quasi 50 chilometri in bicicletta con tutta l’attrezzatura addosso».
Qual è il tuo rapporto con gli sci e con la montagna? «Lo sci da discesa l’ho sempre fatto da quando avevo tre o quattro anni. Pratico scialpinismo, invece, da cinque anni: sono sempre andato con mio papà, ma quest’anno ho iniziato ad andare in solitaria, un po’ perché nessuno della mia età viene, un po’ perché quando sei da solo puoi effettivamente fare ciò di cui sei veramente capace con i tuoi ritmi. Quest’anno sono andato cinque o sei volte, sempre intorno a Falcade. Cosa significano queste sfide per me? Anzitutto andare alla ricerca dei miei limiti. Sono sfide che lancio a me stesso. All’inizio uno può pensare di non farcela. Poi, però, viene il bello: riuscire a superarsi».
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