Paletta della polizia trovata in una casa: due assoluzioni

L’oggetto era stato ritrovato durante la perquisizione L’imputato ha sostenuto di averla rinvenuta in un’auto da rottamare

LIMANA

Una paletta della polizia provinciale in casa. Con tanto di numero di matricola. Portati in tribunale per possesso di segni distintivi contraffatti (questa l’ipotesi di reato prevista dal Codice Penale), Gazmend Harizi e Jessica Azzolini sono stati assolti dal giudice Cristina Cittolin: la donna perché il fatto non sussiste e l’uomo per insufficienza o contraddittorietà della prova. Entrambi rischiavano delle pene severe: ritenuta provata la loro penale responsabilità, il pm Sandra Rossi aveva chiuso la propria requisitoria, chiedendo rispettivamente un anno e tre mesi e un anno e cinque mesi.

I difensori puntavano all’assoluzione e sono riusciti a dimostrare che i loro assistiti non avevano alcuna responsabilità, anzi avevano cercato in qualche modo di restituire quell’oggetto, ma senza riuscirci. Di conseguenza, se l’erano tenuto in casa, ma senza mai utilizzarlo.

La paletta era saltata fuori, durante una perquisizione disposta per un altro delitto. Gli investigatori, mentre setacciavano l’abitazione dei due conviventi, l’avevano trovata, scrivendo la notizia di reato, che ha portato al processo finito ieri. Già all’epoca dei fatti, gli indagati avevano cercato di spiegare il motivo delle detenzione illecita e l’hanno ribadito in aula. L’uomo gestiva un’attività di compravendita di autovetture e aveva messo in contatto la Polizia provinciale con una concessionaria di Borso del Grappa, per far rottamare due lotti di Fiat Panda in uso agli agenti ambientali della Provincia. All’interno di una delle utilitarie, c’era questa la paletta, ma l’uomo non aveva alcuna intenzione di farne un uso criminoso e la moglie non c’entrava niente. Assolti. —



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