Paga il quadro cinque volte il valore
L'antiquario sbaglia banconota, la proprietaria non si fa più rintracciare

Il negozio in borgo Ruga dove secondo la denuncia si è consumata l’appropriazione indebita legata alla vendita del quadro
FELTRE.
Quando un gallerista d'arte si è accorto di aver pagato un quadro con un grosso taglio da 500 euro e uno da 50 invece di due da 50 euro, ma non è più riuscito a contattare la proprietaria del dipinto per rucuperare la maggior parte dei soldi, l'ha denunciata per appropriazione indebita della banconota viola che vale più di tutte. Il caso è approdato davanti al giudice di pace Silvano Darugna e vede alla sbarra la cittadina russa Marina Khandros (difesa dall'avvocato Patelmo) per l'episodio accaduto a maggio 2010 nel negozio di antiquariato in via Borgo Ruga gestito da Renato Zanon, persona offesa che non si è costituita parte civile nel procedimento giudiziario aperto ieri nell'aula del tribunale feltrino. D'altra parte, la donna nega la circostanza, sostenendo che il prezzo intascato corrisponda a quanto pattuito. Da una prima ricostruzione dei fatti sembra che l'imputata si fosse presentata inizialmente nel negozio di Borgo Ruga per convincere il titolare della galleria d'arte a mettere in vendita per suo conto un piccolo dipinto, un olio su tela raffigurante un "cacciatore con cane" ad un prezzo intorno ai 500 euro. Nessun appassionato si è però fatto avanti nei giorni successivi con l'intenzione di acquistare l'opera che avrebbe portato a Marina Khandros il ricavo sperato. Per andarle incontro - anche in seguito alle sollecitazioni della signora russa che gli chiedeva un aiuto - Renato Zanon ha deciso di comprare lui stesso il quadro, per una cifra però di 100 euro. A questo punto il gallerista avrebbe cercato di pagare con due banconote da 50 euro, salvo accorgersi poco tempo dopo che una era da 500. Andati a vuoto i tentativi di rimettersi in contatto con la cittadina straniera, è scattata la denuncia querela per il reato di "appropriazione di cose smarrite, del tesoro o di cose avute per errore o caso fortuito" (articolo 647 del codice di procedura penale). Al contrario, l'imputata sostiene una versione diversa. Per fare chiarezza sulla vicenda, il giudice ha rinviato il procedimento all'udienza dell'8 giugno.
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