Ospedali, servizi in crisi oggi scioperano i medici

Garantiti solo i servizi di emergenza-urgenza. I sindacati: «Per boicottarci l’Usl ha precettato molti più professionisti di quelli previsti dalla legge»
BELLUNO. Basta con il comportamento aggressivo delle Usl verso i propri dipendenti. Basta con le carenze di organico, coperte con orario straordinario non retribuito. Basta con la contrazione dei servizi agli utenti.


Sono queste alcune delle motivazioni che oggi hanno spinto i medici ospedalieri aderenti a tutte le sigle sindacali (Anaao Assomed, Cimo, Aaroi-Emac, Fp Cgil medici e dirigenti Ssn, Fvm, Fassid, Cisl Medici, fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici, Fm aderente a Uil Fpl) a incrociare le braccia.


Lo sciopero deve ancora iniziare, ma dal referente veneto dell’Anaao Assomed, Adriano Benazzato, arrivano già le prime segnalazioni di «comportamenti scorretti da parte delle aziende sanitarie per boicottare il nostro sciopero. In molti reparti e servizi, infatti, è stato comandato in servizio (precettato) il doppio o il triplo del personale previsto in caso di sciopero, personale che dovrebbe essere quello previsto per il giorno festivo. Interesserò di questo lo studio legale per i provvedimenti del caso e le eventuali denunce in merito». Una situazione denunciata anche dal referente bellunese dell’Anaao, Luca Barutta. «C’è stata la richiesta di un “buon” numero di medici precettati per assicurare i livelli essenziali di assistenza».


In provincia operano circa 450 medici nei vari ospedali dell’Usl 1: quanti di questi sciopereranno si saprà soltanto oggi.


Intanto, dalla direzione medica del San Martino, fanno sapere che nei giorni scorsi i primari hanno già individuato chi sarà comandato in servizio, garantendo le emergenze e si dicono tranquilli in vista dello sciopero: «Comunque sia, le emergenze in qualsiasi reparto saranno tutte garantite, come capita in questi casi».


L’ultimo sciopero i medici ospedalieri lo avevano messo in campo nel 2015 per chiedere il rinnovo del contratto collettivo scaduto nel 2010. Da allora molte cose sono cambiate, anzi peggiorate. A cominciare dal fatto che il contratto è ancora fermo al palo. E anche quest’anno ci riprovano. «Ma questa volta la nostra protesta si arricchisce di nuove motivazioni», precisa Barutta, «tra cui il mancato adeguamento della legge Finanziaria per il 2018 per finanziare i livelli essenziali di assistenza, ma anche una situazione sanitaria veneta ormai degradata, che ha portato a condizioni di disagio lavorativo diffuse, con medici costretti a carichi di lavoro eccessivamente pesanti a causa della carenza di personale. Personale che qui potrebbe essere più numeroso se ci fosse un trattamento economico adeguato e fosse garantita una crescita professionale ai giovani».


Oggi è previsto anche un sit-in a Padova a cui parteciperanno oltre una decina di professionisti bellunesi.


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