Operatori sanitari in rivolta sul web contro le tesi dei complottisti

Su Facebook le testimonianze di medici e infermieri «Vediamo soffrire da soli anche pazienti giovani» 

belluno

Lavorano bardati come astronauti, sotto pressione, con il timore costante di contrarre il virus e di trasmetterlo ai propri cari, e si trovano pure additati come pedine di un complotto. Medici e operatori sanitari bellunesi non ne possono più e hanno iniziato, sui social, a controbattere senza peli sulla lingua a chi nega l’esistenza e i pericoli del coronavirus.

Lo ha fatto il medico pneumologo del San Martino Spiridione Della Lucia, che sulla sua bacheca Facebook aveva pubblicato nei giorni scorsi la testimonianza dell’amico Gabriele, ricoverato nel suo reparto. E ieri Della Lucia ha “postato” il racconto del compagno di stanza di Gabriele al San Martino, Tiziano, anche lui sessantenne alpino.

«Quando sei qui, non sei più uno dei tanti numeri o una parte di un grafico, sei tu ad esserci! Hai sempre voluto esser te stesso nella tua vita e lo sei sempre stato ma qui, adesso, è ancora più importante sentirselo addosso», racconta Tiziano.

«Ti serve perché all’inizio speri solo di smettere di sbattere braccia e gambe e tutto il corpo in tensione contro la carrozzina che ti trasporta in corridoio di reparto per il ricovero e vibra come una lavatrice impazzita in centrifuga: ma non è lei a vibrare, sono i brividi della tua febbre quasi a 40 e la tosse che non smette di tagliarti i bronchi e polmoni e ti impediscono di respirare e che, nel corso della settimana, ti hanno consumato vita e forze e arrivi a pensare guardando il soffitto “basta che finisca” ma poi pensi che tu ci sei e non vuoi questo».

«Ti serve», continua la testimonianza del sessantenne “bocia” ricoverato a Belluno, «perché poi ritorni anche con la testa e ti spiegano che a piccoli passi si può fare un percorso, non necessariamente solo in discesa. Ma il percorso c’è e adesso è importante scegliere le direzioni giuste di una piantina ogni volta diversa perché è la tua piantina; ed è totalmente diversa da tutti gli altri, anche dal tuo vicino di letto. Dopotutto potrebbe essere una delle tante banali storie a lieto fine. Non lo so come finirà e qui le pagine le scrivi minuto dopo minuto, mai trarre conclusioni affrettate; di strada ne devi ancora fare e non so se in salita o discesa ma un primo spunto di riflessione tutto questo lo ha portato».

«Dalla stanza 10-11 per il momento è tutto, domani si ricomincia, sperando di liberare qualche letto per far posto ai malati più gravi», commenta Spiridione Della Lucia in calce alla lunga testimonianza del paziente. «Per loro e per noi operatori sanitari sarà un tempo blindato, ma per voi che siete fuori potrà essere una giornata fantastica, da vivere con consapevolezza e responsabilità. Il virus “che non c’è” aspetta solo che noi abbassiamo la guardia, non diamogli questo potere!».

Arrabbiato è anche Cristiano Bertelle, infermiere al Santa Maria del Prato di Feltre, che ha affidato il suo sfogo ad un post che ha trovato decine di condivisioni.

«Noi sanitari siamo decisamente esausti. Lavoro in Covid respiratorio dell’ospedale di Feltre, è il mio lavoro, perciò non son qui per ricevere alcun ringraziamento, ma son stufo di leggere post che rinnegano esistenza virus piuttosto che post che dicono, erano vecchi e pluripatologici. Stiamo intasando ospedali con anziani che han fatto di tutto per crescere nipoti e figli con tutti i confort che ci siamo abituati ad avere, ma ora muoiono o soffrono da soli e – attenzione – anche i giovani (vi assicuro che ce ne sono) sono da soli e soffrono probabilmente la solitudine oltre la patologia in modo ancor più tragico». —



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