Omaggio agli alpini: «il meglio dell’Italia»

Affollata cerimonia a Longarone per la cittadinanza onoraria all’Ana. Il vescovo: «La nostra provincia non merita di essere considerata periferia»
PERONA - LONGARONE - MESSA IN MEMORIA DEGLI ALPINI INTERVENUTI DURANTE IL VAJONT E CONSEGNA CITTADINANZA ONORARIOA - CITADINANZA - VAJONT - ALPINI - LONGARONE
PERONA - LONGARONE - MESSA IN MEMORIA DEGLI ALPINI INTERVENUTI DURANTE IL VAJONT E CONSEGNA CITTADINANZA ONORARIOA - CITADINANZA - VAJONT - ALPINI - LONGARONE

LONGARONE. Longarone abbraccia gli alpini con il conferimento della cittadinanza onoraria all'Ana nazionale.

È stata una cerimonia molto partecipata quella a Longarone, che ha avuto inizio con un momento commemorativo al cimitero delle vittime del Vajont di Fortogna, seguito dal raduno davanti al municipio da dove è partita la sfilata per le vie del paese, addobbate dai volontari (in particolare i gruppi Ana di Longarone e Castellavazzo) con le bandiere tricolore.

Poi piazza 9 Ottobre si è gremita come non succedeva da anni per la messa officiata dal parroco don Gabriele Bernardi. Qui, tra le altre cose, ci sono state anche la benedizione e l'esordio ufficiale del nuovo gonfalone del comune dopo fusione, che presenta lo stemma comunale (basato sulla vecchia effige di Castellavazzo) su sfondo bianco e rosso. Ampia la rappresentanza delle autorità con in testa la presidente della Provincia Daniela Larese Filon e tantissimi sindaci, arrivati anche da fuori provincia, i rappresentanti delle forze dell’ordine e delle forze armate e ovviamente le varie sezioni Ana da tutto il Veneto e non solo, con un centinaio di stendardi orgogliosamente esibiti.

«Oggi è un giorno speciale – ha detto il sindaco Roberto Padrin – che rende omaggio agli alpini che prima hanno fatto l'Italia, poi l’hanno difesa e infine l’hanno soccorsa come nel 1963 con il Vajont. Gli alpini rappresentano al meglio lo spirito dell'unità nazionale, con i valori dell'amicizia, solidarietà e senso del dovere, espressi più volte in questi decenni soprattutto nei momenti difficili. Il 9 ottobre di 52 anni fa tra le 1910 vittime c'erano anche tanti alpini. Furono infatti spazzate via in un solo colpo tre generazioni: i congedati che avevano fatto le guerre mondiali e coloro che furono anche internati, i soldati in armi e i giovani che magari sarebbero potuti a loro volta divenire alpini. Nella disperazione più totale di quei giorni Longarone ha potuto contare su mani amiche che sono state la molla per far ripartire la ricostruzione. Nel 1988 abbiamo già conferito la cittadinanza onoraria alla Brigata Cadore e nel 2006 al 7° Reggimento ma ora vogliamo estendere a tutti questo riconoscimento che è un enorme ringraziamento al legame tra il nostro paese e questo corpo».

«La commozione è forte – ha esordito il presidente nazionale dell’Ana Sebastiano Favero – nel ricordo di quei soccorritori, sia quelli in armi che quelli in congedo, perché l'Ana era già presente. Io all'epoca avevo 15 anni e mi ricordo che quando ho ricevuto l'annuncio a scuola non ho mai dimenticato l'esempio dei soccorritori, con la loro forza, decisione e cocciutaggine tipiche delle genti di montagna, che fu uno dei motivi che mi spinse a diventare alpino. Noi alpini vogliamo bene all'Italia e per questo i giovani devono poter crescere ancora con quei valori che durante il Vajont e non solo espressero quei soldati in leva militare».

A sorpresa è intervenuto anche il vescovo Giuseppe Andrich. «Quanta riconoscenza – ha detto nel suo intervento – per quei sacrifici degli alpini sia con il Vajont che con l'alluvione del 1966. Questo corpo ha sempre saputo esemplificare i concetti di bontà e unità, di cui c'è molto bisogno soprattutto nella nostra provincia che merita di non essere considerata come una periferia».

È seguita la lettura delle motivazioni del conferimento della cittadinanza: «Per l'abnegazione, la generosità e lo spirito di sacrificio di chi perì e di chi accorse durante il Vajont, dando vita ad una vera e propria gara di solidarietà. Affinché la memoria possa essere perpetrata». Il suggello della mattinata è stato poi il carosello dei congedati della Fanfara della Brigata alpina Cadore. Chiusura con un particolare omaggio al monumento vicino alle scuole medie in memoria di due alpini della compagnia genio e trasmissioni della Brigata Cadore che quella tragica notte erano in servizio di guardia nella valle.

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