Nonnismo alla caserma Salsa sei anni al caporal maggiore

BELLUNO. Nonnismo pesante alla Salsa: sei anni al caporale istruttore. Sergio Ramondetta è stato condannato dal tribunale di Belluno per le violenze, anche sessuali, durante una fase di addestramento al 7º Reggimento Alpini. Il 32enne caporal maggiore di Siracusa era stato accusato anche di maltrattamenti, violenza privata ed estorsione da 12 commilitoni maschi e una femmina, nel periodo di “Modulo K”, dal primo al 21 luglio del 2010. È stato assolto solo dall’estorsione, perché il fatto non sussiste, ma in definitiva i giudici Coniglio, Scolozzi e Cittolin hanno aggiunto 24 mesi alla richiesta iniziale del pm Marcon, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici; il difensore Osler aveva puntato sull’assoluzione, male che andasse al minimo della pena con le generiche, i benefici e la condizionale.
Ramondetta è stato espulso dall’Esercito italiano e i commilitoni, che aveva sottoposto a un lavoro non solo durissimo, ma anche umiliante, si sono congedati e fanno altro. Tutti hanno condiviso tre settimane a stretto contatto di alcune pesanti armi tattiche e muovendosi in montagna. Il caporal maggiore arrivato dal Comando Truppe Alpine di Bolzano era molto duro con gli uomini che doveva preparare alla guerra. I più deboli erano «cani morti» o «merde» e avevano una camerata riservata. Erano anche quelli costretti a subire umilizioni a sfondo sessuale, come quella volta che uno di loro si era visto porgere un fazzoletto e invitare ad andare a masturbarsi, cosa che aveva fatto puntualmente dietro a un cespuglio, portando poi le prove al suo superiore. C’erano anche delle scritte sui corpi di alcuni: sul pene di un’altra recluta «questo è il mio gioco» con il pennarello indelebile. In una occasione, tutti i ragazzi sono stati visti scendere dalle sale con i capelli rasati: una punizione o, molto più semplicemente, una scommessa persa? Ramondetta e i suoi ragazzi non mancavano di vedersi anche fuori dall’ambiente militare e ci sono state anche delle cene caratterizzate anche da episodi, che possono essere interpretati anche come goliardia, ma all’interno delle mura di cinta l’ambiente era diverso, almeno secondo procura e tribunale.
Il pubblico ministero Marcon ha assorbito il reato di maltrattamenti nell’articolo 195 del Codice penale militare in tempo di pace (violenza contro un inferiore) e lo stesso ha fatto il collegio con quello di violenza privata. Ma per la violenza sessuale la richiesta è stata di quattro anni, mentre l’imputato andava assolto per l’estorsione, perché ci sono state delle raccolte di denaro, ma spontanee e non obbligate. La difesa l’ha vista in maniera del tutto diversa: il clima era quello classico da caserma e tutto veniva svolto anche con il sorriso della goliardia. Ci può essere stata la «botta», cioè il momento di addestramento più duro del solito, del resto la caserma non è il collegio delle educande. Sei anni e interdizione perpetua.
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